Infiltrazioni e rappresaglie mafiose Le imprese non siano lasciate sole

(...) Nell'individuazione delle azioni da porre in essere è fondamentale prendere atto che l'infiltrazione malavitosa nel nostro territorio è interessata più che gli appalti principali a taluni precisi subcontratti: i movimenti terra, lo smaltimento di rifiuti, le discariche, le cave. Attività più facilmente permeabili perché non soggette a controlli. Per contrastare seriamente il rischio di un radicamento della criminalità organizzata bisogna intensificare l'attività di monitoraggio partendo proprio da chi opera in questi settori e noi operatori stiamo facendo la nostra parte.
Assimpredil Ance ha sensibilizzato le imprese associate sull'opportunità di effettuare efficaci controlli interni, varando di concerto con gli organi preposti ai controlli antimafia, articolate procedure di verifica. Si tratta di una vera e propria check-list, sia per il settore pubblico che privato, che consente agli imprenditori di selezionare il più possibile i propri subcontraenti, e permette il controllo telematico, attraverso la Cassa Edile, sull'identità dei lavoratori che accedono ai cantieri.
Bisogna, però, essere consapevoli che queste verifiche, per quanto accurate, non conducono ad un grado di certezza sufficiente circa la non collusione dell'impresa con la quale si vuole lavorare. Per questo riteniamo ingiusto punire l'imprenditore per circostanze di cui non è stato messo a conoscenza.
Oggi le pubbliche amministrazioni devono cancellare il contratto d'appalto con l'impresa non solo quando questa sia entrata volontariamente in contatto con soggetti mafiosi, ma anche quando abbia subito tentativi di infiltrazione mafiosa da parte di soggetti dei quali la mafiosità non è stata accertata, ma semplicemente presunta. Questo sistema colpisce più incisivamente chi viene contagiato di colui che ha diffuso il contagio. Prima di censurare pesantemente chi ha subito tentativi di infiltrazione mafiosa - con il blocco dall'azienda - bisognerebbe proibire l'attività a chi, invece, ha come obiettivo attività criminose.
Bisogna pensare quindi anche ad un adeguato sistema di qualificazione delle imprese che oggi, almeno nel settore dei lavori privati, manca completamente.
La lotta alla criminalità organizzata richiede una sinergia tra lo Stato e gli imprenditori. Una collaborazione sempre più stretta che gli imprenditori che rappresento sono disposti a portare avanti, anche se questa collaborazione potrebbe esporre le imprese a pericolosi rischi di ritorsione.

E' necessario allora individuare procedure speciali per ridurre la rischiosità del processo di denuncia e permettano, ad esempio, la tutela dell'identità dell'imprenditore denunciante: troppo spesso, infatti, accade che il contenuto delle dichiarazioni rese alle Autorità, o il fatto stesso di averle rese, venga conosciuto dai medesimi soggetti denunciati, con il conseguente rischio di rappresaglie che, di fatto, scoraggiano qualsiasi formalizzazione di accusa nei confronti delle pressioni criminali.
*presidente Assimpredil Ance

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