Innovazione

Verso il futuro della longevità: il ruolo della medicina digitale

I dati emersi dall’Osservatorio del Silver Economy Network illustrano la fotografia di una generazione di senior alto spendenti, orientata al digitale e alla centralità del rapporto medico paziente

Verso il futuro della longevità: il ruolo della medicina digitale

“Verso il futuro della longevità: il ruolo della medicina digitale”. È questo il titolo dell’evento che si è tenuto dell’Assemblea dei Soci del Silver Economy Network. Quest’ultimo è la prima rete nazionale confindustriale di aziende che offrono prodotti e servizi innovativi dedicati ai Silver. Si tratta di un progetto spin-off della Filiera Life Sciences di Assolombarda che lavora per promuovere iniziative che possano aiutare le imprese e il Paese a fronteggiare le sfide presenti e future derivanti dall’invecchiamento della popolazione. SEN, insieme a Lattanzio KIBS e con il sostegno di Comarch, ha illustrato i dati del nuovo Osservatorio Silver Economy, dedicato - per l’edizione 2022 - allo scenario socio-economico e ai trend di consumo e accesso nell’ambito della medicina digitale.

Un focus che si concentra sul target over 55, per guardare anche al futuro della Generazione X, composta quindi dai nati tra il 1965 e il 1980. Del resto, ci troviamo di fronte a un’evoluzione demografica per la quale in Italia, secondo le stime della World Bank, nel 2050 ci saranno circa 20 milioni di over 65, pari al 35,1% della popolazione. Felice Lopane, Segretario Generale Silver Economy Network, ci aiuta ad orientare meglio in questo mondo.

In quanto tempo è presumibile pensare che si possa diffondere in maniera più capillare nel nostro Paese?

"La telemedicina e, più ingenerale la medicina digitale, sono già qualcosa di concreto e tangibile, anche se a volte l’utente finale non se ne rende conto. L’Osservatorio del Silver Economy Network stima che siano già pari a 5 milioni i cittadini over 55 che hanno utilizzato servizi di telemedicina, un dato che evidenzia un trend importante. Sicuramente la pandemia ha contribuito a raggiungere questo obiettivo, considerata la necessità di restare in contatto con la medicina generale e gli specialisti, soprattutto per i pazienti cronici e con bisogni sanitari più importanti".

La sua diffusione sarà solo gestita e appannaggio di player privati o anche il Servizio Sanitario Nazionale avrà un suo ruolo? Possiamo immaginare una gestione di alcune patologie croniche in telemedicina dai medici del SSN?

"Le imprese che si occupano dello sviluppo di soluzioni tecnologiche basate sul digitale sono fondamentali in questo percorso di diffusione, anche perché è necessario un lavoro congiunto per modificare anche la percezione e la capacità di utilizzo di queste soluzioni, non solo verso i cittadini ma anche verso i professionisti sanitari. Grazie al PNRR, ad oggi, anche il Servizio Sanitario Nazionale sta lavorando per costruire una tecnostruttura nazionale, insieme a Regione Lombardia e Regione Puglia, per avviare un progetto di telemedicina su scala nazionale, con un target di assistiti SSN pari a 200 mila, entro il 2025. È chiaro che in questo scenario, e considerata anche la domanda emergente di servizi basati sul digitale, sia importante un lavoro congiunto tra pubblico e privato. Anche solo per condividere esperienze e dati utili per migliorare la gestione di alcuni cittadini-pazienti, magari cronici. Ci sono già casi di questo tipo rilevabili a livello nazionale, dall’oncologia alla riabilitazione in ambito cardiologico ad opera di diversi IRCCS e Aziende Sanitarie attive sul territorio".

Ci sarà il bisogno di veri e propri “influencer” per far sì che questa branca diventi sempre più conosciuta a livello mainstream?

"Sicuramente, come si evince dalla ricerca, ci sono figure chiave che operano nel SSN ma anche fuori dal sistema che rappresentano dei potenziali punti di contatto con il cittadino. In prima linea troviamo la medicina di base e quella specialistica, anche per via del forte rapporto di fiducia che sta alla base tra la popolazione senior e queste figure. È anche interessante notare che il 22% della popolazione intervistata grazie al lavoro svolto con Lattanzio-KIBS, sostenuto da Comarch, veda i portali web dedicati ai servizi per la salute un attore chiave nel promuovere l’utilizzo di app mediche".

È qualcosa per la quale anche voi come SEN state pensando di investire?

"Assolutamente sì. È importante per il Silver Economy network promuovere dei momenti di confronto e informazione per coinvolgere attivamente tutti i nodi di questa rete, avendo come obiettivo un miglioramento della salute e quindi del percorso di vita dei silver di oggi e di domani. Per questo motivo, anche e soprattutto con il supporto delle nostre imprese, stiamo lavorando alla creazione di Osservatori specifici che permettano di capire quali siano le esigenze della popolazione over 55 in Italia. Partiamo dai loro bisogni, per disegnare poi servizi e soluzioni innovative. A questa attività si aggiungeranno anche iniziative che mirano ad una maggiore integrazione del Network con attori che rappresentano il cittadino, per poter lavorare assieme su obiettivi comuni".

Qualche commento sui numeri presentati o sul lavoro del SEN?

"Partiamo dal fenomeno principale, quello demografico. Gli over 65 sono pari a quasi 14 milioni in Italia, con un’incidenza pari al 23% sulla popolazione, e sono in aumento: nel 2050 saranno pari al 35% degli italiani. Parliamo di un fenomeno importante che va governato per rendere questa transizione sostenibile a livello economico e sociale per il sistema pubblico. E questo anche per via della composizione dell’attuale forza lavoro italiana, prevalentemente composta da fasce di popolazione in età avanzata. Il 37,6% degli occupati nel 2020 aveva più di 50 anni, nel 2010 questa percentuale era pari al 25,7%. Dobbiamo quindi progettare un sistema in grado di adeguare anche il sistema economico e produttivo che richiede investimenti in upskilling e reskillig della forza lavoro, per garantire competitività ai lavoratori e al sistema Paese. Va evidenziato, inoltre, che i senior rappresentano il 40% dei redditi complessivamente dichiarati. Parliamo di più di 321 miliardi di euro, che potrebbero raggiungere i 500 miliardi se si considera anche il patrimonio complessivo della popolazione. Parliamo quindi di persone con un potere di acquisto elevato, che possono non richiedono solo servizi sanitari, ma anche servizi di welfare, turismo, formazione.

Questo segmento vale il 20% del PIL nazionale, se consideriamo unicamente i redditi percepiti e quindi deve essere una priorità per il sistema pubblico e per le imprese, con particolare riguardo ai soggetti soli (4,8 milioni di over 65), più a rischio di povertà ed esclusione sociale".

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