Innse, ok all’accordo Dopo otto giorni fine della protesta

Sono scesi. Dopo otto giorni drammatici di speranza e delusioni poco dopo la mezzanotte i quattro operai della Innse e il sindacalista che li sosteneva nella loro battaglia sono scesi dal carroponte di via Rubattino. Ora la fabbrica ha un nuovo padrone. Forse vivrà. I cinque «eroi» dicono: «Non ci fa più paura niente»; e nell’accordo c’è la garanzia della riassunzione immediata di tutti e 49 gli operai che dal maggio del 2008 erano in mobilità.
A mezzanotte è arrivato l’accordo che segna la svolta. La azienda metalmeccanica di via Rubattino, da giorni al centro di una vertenza delicatissima e simbolica, passa a una cordata di imprenditori bresciani guidati da Attilio Camozzi, e si salva dallo smantellamento. Il negoziato in corso fra l’acquirente e l’ormai ex proprietario, Silvano Genta, è stato chiuso nella sede della prefettura in corso Monforte, al termine di una trattativa serrata approvata alla fine anche dalla Aedes (il gruppo immobiliare proprietario dell’area su cui sorge la fabbrica) e soprattutto dalla Fiom e dai lavoratori dell’azienda. Il tavolo condotto dal prefetto Lombardi ha avuto un andamento altalenante, ma in serata si è diffusa la sensazione che potesse portare a un esito positivo. Le mogli dei quattro operai della Innse e del sindacalista che da più di una settimana vivevano arrampicati sul carroponte all’interno della fabbrica di via Rubattino avevano avuto dalla polizia il permesso di entrare nello stabilimento. Era la prima volta che rivedevano i mariti, con i quali negli scorsi giorni avevano avuto solo contatti telefonici. Alle 23 uno stop del sindacato: «Così com’è non firmiamo l’accordo» aveva detto il segretario milanese della Fiom-Cgil, Maria Sciancati. La Fiom insomma rilanciava, presentando alle parti e in particolare al possibile acquirente, il gruppo Camozzi, una proposta di revisione in quattro punti, compresa la «riassunzione immediata di tutti gli operai» e «gli ammortizzatori sociali». La corda però, sebbene tirata al massimo, non si è mai spezzata: «La situazione è delicata, ma sono fiducioso», aveva fatto sapere subito dopo il prefetto Gian Valerio Lombardi, nel corso di una pausa delle trattative. Quasi allo scadere della mezzanotte, poi, è arrivato in corso Monforte Attilio Camozzi, patron dell’omonimo gruppo di Brescia intenzionato a rilevare l’azienda. L’imprenditore si è presentato accompagnato dal figlio Ludovico. Era il segno definitivo che la trattativa tra il gruppo bresciano - a capo di una cordata di imprenditori - e l’attuale proprietario Silvano Genta, poteva avere uno sbocco positivo, poi concretizzato dai lavoratori.
«Ora ci sentiamo bene, la riapertura della Innse non sarà semplice, ma ora non ci fa paura più niente» è stato questo il primo commento di uno dei «gruisti» appena scesi dal carroponte dell’Innse.

«Ringraziamo tutti voi che siete rimasti al presidio - ha detto l’operaio - senza di voi non avremmo resistito tanto a lungo». I quattro operai e il sindacalista hanno brindato fuori dai cancelli, riabbracciando con le lacrime agli occhi le mogli e gli altri operai.

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