Sequestrato, per inquinamento, il depuratore comunale di Lodi. L'operazione, curata dalla Forestale, è scattata ieri mattina. Erano settimane che stava chiudendo il cerchio sulle indagini il pm Armando Spataro, da un mese in forza alla procura di Lodi. E ora, indagati sono gli uomini al vertice della società che gestisce limpianto, la Sal, Società acque lodigiane. Si tratta di Antonio Redondi, presidente, e del direttore generale Carlo Locatelli, messo alla guida fin dalla fondazione dell'impresa del 2006, dall'allora Provincia di Lodi di centro sinistra guidata dall'ex presidente Osvaldo Felissari.
E si scopre che è da 2009 che la procura di Lodi sta indagando su questo impianto. Tutto parte dalla denuncia di un agricoltore proprietario di parte dei terreni attraversati dalla roggia Molina. Vi si evidenzia un continuo sversamento di rifiuti, anche solidi, sui campi coltivati. Decollano analisi e indagini sulla roggia che attraversa il comune di Lodi ma anche il parco regionale Adda Sud, fino a sfociare nel fiume Adda. È qui che nello scarico del depuratore si segnalano aumenti della quantità del fosforo nell'acqua, ma anche di batteri fecali. Forestale e Arpa si concentrano tra le località Cà Basse e Maldotta. I reati ipotizzati vanno da irregolarità normative nel trattamento dei fanghi alla gestione illecita di rifiuti speciali. Non solo. Il gip ha ipotizzato, per i vertici dellazienda che gestisce limpianto di depurazione, anche i reati di «frode nelle pubbliche forniture», perché pur percependo gli introiti sulla tassa di depurazione comunale, limpianto non sarebbe stato sufficiente allo scopo.
Inquinamento, sigilli al depuratore di Lodi: «Rifiuti pericolosi sversati nei campi coltivati»
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