Inseminazione, la Finlandia dice sì alle lesbiche

La nuova legge entrerà in vigore da gennaio nonostante la dura opposizione della Chiesa

Vittorio Macioce

La famiglia occidentale rischia di non riconoscersi più. La frontiera si sta spostando sempre un po’ più in là e raggiunge anno dopo anno nuove regioni europee. L’ultima notizia arriva dalla Finlandia. Il Parlamento ha approvato un progetto di legge che consente a donne single o lesbiche di ricorrere alla procreazione assistita. È la famiglia della doppia madre, come norma, come regola, come orizzonte non più straordinario. È il riconoscimento di una realtà sociale in metamorfosi. Il testo finlandese evita ogni riferimento alla situazione familiare della donna, non importa se sia nubile, sposata, convivente e gay. La logica è questa: è donna e può essere madre, anche in provetta. Negli Stati Uniti il 22% delle coppie lesbiche vive con i figli. In Germania si parla di un milione di genitori tutti e due gay, in Francia le lesbiche madri sono l’11%. È questo l’orizzonte che angoscia Benedetto XVI, la famiglia tradizionale, quella fondamento della società, quella cristiana, cattolica e romana sta già evaporando. Ed è una svolta critica per tutto l’Occidente. È un futuro aperto.
La Finlandia non è il primo Paese ad estendere la fecondazione assistita alle single. Lo strappo risale a più di 15 anni fa. Fu il Parlamento inglese nel 1990 ad aprire la strada. Le leggi portoghesi, belghe e olandesi sono arrivate dopo. In questi ultimi due casi le cliniche hanno libertà di coscienza: spetta a loro decidere. Nell’ultimo anno si sono accodate Slovenia e Danimarca, ma il caso più interessante resta la Spagna di Zapatero. Le riforme del governo socialista hanno aperto la strada a quello che alcuni sociologi hanno definito il «modello Almodóvar». I film del regista omosessuale hanno fotografato una realtà che Zapatero ha finito per regolarizzare. La Spagna «supercattolica» si è trasformata in una repubblica laicista e postmoderna. Qualche giorno fa in un ufficio dell’anagrafe di Madrid mamma 1 e mamma 2 hanno registrato il loro figlio nato in provetta. I dipendenti comunali si sono guardati in faccia con qualche perplessità, dicendo: «Ma non si può fare. Un figlio ha un padre e una madre. Non due mamme».

Le ragazze, Maria Angeles, trent’anni, e Antonia, quaranta, si sono rivolte in tribunale e il giudice ha sentenziato: «Hanno ragione». Il giorno dopo perfino uno stralunato Zapatero ha dovuto ammettere: «Forse c’è qualcosa da modificare nella legge». Commento di Antonia: «Ora sono madre, per me, per mia moglie e per tutti».

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