Insostituibile auto demonizzata a torto Grazie di esistere

L’industria dell’auto è nell’occhio del ciclone. I conti non tornano, le vendite crollano, la crisi finanziaria fa riaffiorare antiche critiche: l’inquinamento, i consumi elevati, il traffico congestionato, i grandi viali delle città trasformati in parcheggi. Ci si dimentica che l’automobile concorre alle emissioni nocive solo nella misura dell’8 per cento, che il riscaldamento e i trasporti sono responsabili in ben diversa misura, che i consumi sono stati ridotti da molti costruttori negli ultimi venti anni di quasi il 50 per cento. Ci si dimentica anche che l’auto contribuisce nella misura di oltre il 22 per cento agli introiti fiscali dello Stato e che l’eccesso di traffico dipende soprattutto da cattive scelte politiche nel passato. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per ferrovie, autostrade e fiumi navigabili. La mancanza di infrastrutture limita l’arrivo in Italia di numerosi investitori stranieri.
Il deficit infrastrutturale ostacola la competitività. Sorprende il confronto, in rapporto alla popolazione dei principali Paesi dell’Europa dei quindici, dei chilometri di ferrovie, autostrade, strade statali e provinciali, fiumi navigabili. È desolante il risultato di questa analisi: l’Italia è quasi sempre in coda alla classifica. Analizziamo i dati. Per quanto riguarda le ferrovie, abbiamo 28 chilometri di strada ferrata ogni 100mila abitanti. I nostri principali competitor ci surclassano. La Germania ne registra 43,4, la Francia addirittura 51,1. A guidare la classifica l’Austria con 70 chilometri di ferrovie ogni 100mila abitanti. Quando il confronto prende in esame come parametro di riferimento il numero di chilometri di autostrade ogni 100mila abitanti le cose peggiorano. Nel nostro Paese registriamo 11,4 chilometri, in Germania 14,6, in Francia 16,7. La Spagna con 23,8 chilometri ogni centomila abitanti ne possiede più del doppio dell’Italia.
La situazione precipita quando il raffronto prende in considerazione il numero di chilometri di fiumi e canali navigabili. Mentre la Francia ne registra 13,9 ogni 100mila abitanti, la Germania 9,1, l’Italia solo 1,5. Nella viabilità, cosiddetta locale, riusciamo a salvare la faccia. In questo caso registriamo 278,2 chilometri di strade statali e provinciali contro i 266,3 della Germania. La Francia, invece, ancora una volta ci surclassa con ben 629 chilometri ogni 100mila abitanti. Preoccupa non solo il dato quantitativo, ma anche quello qualitativo delle nostre infrastrutture che purtroppo penalizza oltre misura non solo i cittadini ma soprattutto l’economia.
Spesso accusano il sistema delle imprese per la scarsa ricerca e la ridotta capacità innovativa che rendono difficile la nostra presenza sui mercati internazionali, ci si dimentica dell’importanza delle infrastrutture. L’automobile ha allargato i nostri spazi. Possiamo partire da casa e dopo poche ore essere a centinaia di chilometri di distanza in luoghi privi dei servizi pubblici. La mobilità offerta dall’auto ha cambiato in meglio la nostra vita.

L’industria dell’auto, prima al mondo per volume di affari e occupazione, ha un ruolo determinante nell’economia di ogni Paese. Neppure l’economia americana può permettersi il fallimento dell’ industria dell’auto. Le conseguenze sarebbero drammatiche.

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