Giù le mani da Malpensa. Stop al vicepremier margherito Franscesco Rutelli che, forse memore di essere anche stato sindaco di Roma, preme per spostare a Fiumicino i voli Alitalia. Costringendo alla rottamazione lhub lombardo. Politici e mondo produttivo insorgono ancora una volta di fronte alla minaccia di ridimensionare laeroporto che per strategicità e numero di biglietti staccati meriterebbe ben altra attenzione da governo e compagnia di bandiera.
Assurdo impantanarsi in uninutile querelle Milano-Roma, assicura Barbara Pollastrini. «Non credo che Malpensa sia il tallone dAchille di Alitalia - le parole dellunico ministro milanese del governo Prodi -. Non ci sto al gioco della contrapposizione perché sono convinta che allinvestimento su Malpensa porti una visione del Paese e non linteresse di una parte».
Lunghissima sarà la trattativa. Ieri, nel pomeriggio, uninterminabile telefonata del sindaco Letizia Moratti con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta. Al termine lassicurazione che il governo è disponibile allapertura di un tavolo dove saranno ascoltate tutte le parti. Con cifre e considerazioni risponde Giuseppe Bencini, il presidente di Sea, la società che gestisce gli scali lombardi. «Rinunciare allhub significa condannare lItalia alla serie B. E lunico aeroporto che è in grado di fare questo mestiere è Malpensa. Sia perché Milano è il terzo bacino europeo sotto il profilo socio-economico dopo Londra e Parigi, sia perché le grandi rotte del traffico business per il Far East e il Nord America passano dalla Siberia e dal Nord Atlantico». E poi ricorda che il sistema aeroportuale milanese (Linate e Malpensa), prima della sua apertura registrava complessivamente 18 milioni di passeggeri, per la fine del 2006 se ne prevedono tra i 30 e i 31 milioni. «Malpensa - aggiunge Bencini - è passata dai 3 milioni del 1997 ai 21 di questanno. E nel 2006 proprio Malpensa è laeroporto che registra il più alto tasso di crescita in Europa». Più 72 per cento dal 97 a oggi, dunque, e già più 11 per cento questanno.
Unarringa condivisa dal governatore Roberto Formigoni che non ha paura di bollare le ultime sparate romane come atti di «clientelismo territoriale». E chiede immediatamente un incontro per chiarire le strategie di Alitalia. «Il governo - tuona deciso - finalmente esponga i suoi progetti, metta sul tavolo i suoi dati perché lincertezza fa male a tutti». Oggi Prodi incontrerà i vertici di Alitalia e i sindacati. «Noi non siamo stati invitati - sottolinea Formigoni -, ma questo si può fare a partire dal giorno dopo. Mi sta bene che Prodi parli con i sindacati e con i vertici della società, ma mi aspetto di essere convocato anchio». Per il momento comunque la Regione non pensa alla creazione di una compagnia lombarda. «Di questo parleremo dopo - prende tempo -. Prima il governo dica quello che intende fare dopo di che presenteremo un progetto alternativo che stiamo studiando». Da sinistra arriva anche la stilettata del presidente diessino della Provincia Filippo Penati che chiede al governo «maggiore attenzione ai temi dello sviluppo e rispetto degli impegni presi sul fronte delle infrastrutture».
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