Intascò una tangente da 10mila euro: Milko Pennisi è ritornato in libertà

Sei mesi mesi dopo, e con una carriera politica che ormai è un capitolo chiuso, Milko Pennisi torna libero. L’ex consigliere comunale ed ex presidente della Commissione urbanistica di Palazzo Marino, infatti, ha ottenuto la revoca degli arresti dommiciliari dal giudice per udienze preliminari Gaetano Brusa. Nel provvedimento, il gip spiega che Pennisi ha svolto l’attività di volontariato presso la Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi «con puntualità e impegno», dove continua a lavorare anche adesso che il capitolo sulla copncussione si è cihuso.
È già dal 2 agosto, in realtà, che l’ex consigliere - arrestato l’11 febbraio scorso mentre intascava da un imprenditore la seconda tranche di una tangente di 10mila euro - ha terminato di scontare i domiciliari. Da oltre due mesi, dunque, Pennisi è libero. Niente più incarichi, ovviamente, a palazzo Marino, a cui ha spontaneamente devoluto - dopo aver restituito all’imprenditore l’ammontare della tangente - la cifra simbolica di 5 mila euro come forma di risarcimento per il danno d’immagine causato. Scaricaro dal sindaco Letizia Moratti («spero di non incontrarlo - disse -, dal punto di vista umano mi dispiace perché Pennisi ha una moglie e una bambina, ma non posso accettare che si possa approfittare della politica»), l’ex enfant prodige del centrodestra milanese ad aprile aveva patteggiato - in accordo con i pubblici ministeri Grazia Pradella, Laura Pedio e Tiziana Siciliano - una pena di due anni e 10 mesi di reclusione . E dopo 50 giorni a san Vittore, era tornato a casa per scontare il resto della condanna.
Pennisi ha riconosciuto le sue responsabilità (e sarebbe stato difficile il contrario, considerato il filmato che lo immortalava mentre prendeva i soldi dall’imprenditore), ha tenuto un comportamento processuale corretto - sottolineava il gip nel concedergli i domiciliari -, ha ammesso i fatti che gli venivano contestati, ha risarcito il danno all’amministrazione comunale , ha restituito la somma della tangente e si è dimesso da ogni incarico pubblico, incluso quello di membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Stelline.
«La politica costa», aveva detto Pennisi ai magistrati per provare a giustificare quella richiesta di denaro fatta promettendo in cambio una scorciatoia in Commissione urbanistica per una pratica bloccata. «La politica costa», e poi «si avvicinava la campagna elettorale». Tre mesi di carcere, altri tre ai domiciliari. «Mi sono sentita tradita - aveva detto ancora la Moratti -, non ci possono essere scuse.

Fuori dalla politica chi la usa per il potere e per far soldi». Insomma, una carriera al capolinea e un’indagine - quella continua a scavare alla ricerca di altri evenutlia episodi di corruzione - che prosegue. La politica gli è costata, eccome.

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