«Per integrarsi serve la scuola statale»
17 Ottobre 2005 - 00:00Abu Zayd, uno dei più importanti intellettuali musulmani: «Se si studia solo il Corano non cè avvenire»
Francesca Amè
Fine settimana milanese per Nasr Hamid Abu Zayd: impegnato prima in un seminario allUniversità Statale poi nella presentazione pubblica del suo libro e infine in una cena al consolato olandese. A molti questo nome non dirà gran che, ma per gli studiosi di arabo è uno tra gli intellettuali musulmani contemporanei più importanti. Gli studenti milanesi del dipartimento di Filosofia venerdì hanno assistito con attenzione alla sua lezione (titolo: «Corano e i suoi discorsi»): tre ore dedicate alle teorie testuali ma anche a temi quotidiani come il rapporto tra il mondo occidentale e quello arabo. «Lintegrazione passa dal linguaggio - ha detto lo studioso - e ci sarà vera integrazione solo quando le due identità degli immigrati, quella del Paese di appartenenza e quella del Paese ospitante, potranno vivere in armonia tra loro».
Quando a lui che è in visita a Milano per la prima volta spieghiamo le difficoltà che esistono per far integrare nelle scuole pubbliche i giovani musulmani, commenta: «Dalle elementari alluniversità bisogna frequentare la scuola pubblica: è un elemento essenziale senza il quale non può esistere vera integrazione». E ancora: «Dovete incoraggiare i musulmani a mandare i loro figli nella scuola pubblica e a studiare gli stessi programmi degli altri. I genitori dovrebbero pensare al futuro dei loro figli: se non impareranno litaliano e non avranno adeguata istruzione vivranno isolati e frustrati. Nemmeno in un Paese musulmano può esserci avvenire per chi studia solo il Corano: la conoscenza va coltivata con tante discipline». Il pensiero vola in Egitto: «Lì esistono classi miste di musulmani e copti. Gli alunni si dividono solo quando si insegna religione, non durante le materie di base».
È uno che ama ragionare con la propria testa Abu Zayd, e per questo ha pagato di persona. Nato in un piccolo villaggio in Egitto, oggi vive a Leida e insegna a Utrecht: è in Olanda da dieci anni. Gli eventi che condussero questo figlio di contadini a diventare professore di scienze coraniche al Cairo e poi intellettuale in fuga dalla sua patria sono narrati in Una vita con lIslam (Il Mulino), un libro che molti studenti milanesi tenevano tra le mani. Nel 95 fu condannato per aver sostenuto la necessità di distinguere il senso del messaggio divino contenuto nel Corano dalla forma storica (il linguaggio).