Francesca Amè
Fine settimana milanese per Nasr Hamid Abu Zayd: impegnato prima in un seminario allUniversità Statale poi nella presentazione pubblica del suo libro e infine in una cena al consolato olandese. A molti questo nome non dirà gran che, ma per gli studiosi di arabo è uno tra gli intellettuali musulmani contemporanei più importanti. Gli studenti milanesi del dipartimento di Filosofia venerdì hanno assistito con attenzione alla sua lezione (titolo: «Corano e i suoi discorsi»): tre ore dedicate alle teorie testuali ma anche a temi quotidiani come il rapporto tra il mondo occidentale e quello arabo. «Lintegrazione passa dal linguaggio - ha detto lo studioso - e ci sarà vera integrazione solo quando le due identità degli immigrati, quella del Paese di appartenenza e quella del Paese ospitante, potranno vivere in armonia tra loro».
Quando a lui che è in visita a Milano per la prima volta spieghiamo le difficoltà che esistono per far integrare nelle scuole pubbliche i giovani musulmani, commenta: «Dalle elementari alluniversità bisogna frequentare la scuola pubblica: è un elemento essenziale senza il quale non può esistere vera integrazione». E ancora: «Dovete incoraggiare i musulmani a mandare i loro figli nella scuola pubblica e a studiare gli stessi programmi degli altri. I genitori dovrebbero pensare al futuro dei loro figli: se non impareranno litaliano e non avranno adeguata istruzione vivranno isolati e frustrati. Nemmeno in un Paese musulmano può esserci avvenire per chi studia solo il Corano: la conoscenza va coltivata con tante discipline». Il pensiero vola in Egitto: «Lì esistono classi miste di musulmani e copti. Gli alunni si dividono solo quando si insegna religione, non durante le materie di base».
È uno che ama ragionare con la propria testa Abu Zayd, e per questo ha pagato di persona. Nato in un piccolo villaggio in Egitto, oggi vive a Leida e insegna a Utrecht: è in Olanda da dieci anni. Gli eventi che condussero questo figlio di contadini a diventare professore di scienze coraniche al Cairo e poi intellettuale in fuga dalla sua patria sono narrati in Una vita con lIslam (Il Mulino), un libro che molti studenti milanesi tenevano tra le mani.
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