Milano - «Ma quella è (la villa, ndr) di Berlusconi,... Io pensavo, sai cosa?!... Scendere da quella rampa con un bel furgone di quelli ad apertura laterale e ti levi una bella soddisfazione». Questo lo stralcio di una telefonata intercettata tra Claudio Latino e Bruno Ghirardi, due dei 15 arrestati (nella foto Alfredo Davanzo portato fuori dalla Questura di Trieste da uomini dell'Ucigos). Lo stralcio è riportato nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere del giudice per le indagini preliminari Guido Salvini in cui si illustrano gli obiettivi degli indagati. A parlare è Latino che dice: «Ah! Si, si, si lì c'è via Rovani... È un pa... È uno dei palazzi della Finivest, è una villa...». Ghirardi risponde: «È una villa (inc) è piena di telecamere, ma piena, non hai idea di quante ce n'è...». Latino: «Ma quella è (la villa, ndr) di Berlusconi,... Io pensavo, sai cosa?!... Scendere da quella rampa con un bel furgone di quelli ad apertura». Ghirardi: «Laterale». Latino: «Laterale e ti levi una bella soddisfazione».
C'è anche la sede dell'Eni a San Donato Milanese «da colpire con un'autobomba» tra gli obiettivi dei presunti . Il Gip spiega che gli indagati, intercettati, hanno spesso discusso sulle modalità di un attentato agli uffici del gruppo petrolifero, «dimostrando di conoscere il luogo (telecamere e vie chiuse da sbarre». Il 31 luglio 2006, Claudio Latino e Bruno Ghirardi, in particolare, «sono tornati a parlare degli uffici dell'Eni - si legge nell'ordinanza - da colpire con un'autobomba da piazzare 'in mezzo alle palazzinè, nelle quali, peraltro, non 'ci abita nessuno... Al massimo c'è qualche custode», riporta Salvini, spiegando che per i terroristi «si sarebbe trattato di un obiettivo politicamente pregnante. Intendevano colpire anche l'ex dirigente della Breda Vito Schirone «sparandogli alle gambe» o sparando «una raffica contro le finestre» della sua abitazione.
Salvini cita la conversazione intercettata il 7 aprile 2006 tra gli indagati Claudio Latino e Bruno Ghirardi, che ritengono alcuni ex dirigenti «responsabili della morte di operai per malattie collegate alla presenza in fabbrica dell'amianto». «In proposito - commenta il Gip - avevano già effettuato dei sopralluoghi dell'abitazione, individuato il parcheggio sotterraneo come il luogo ideale per l'attentato, valutato come gestire la rivendicazione, considerato l'acquisto di un duplicatore di telecomandi per cancelli automatici (poi acquistato l'11 maggio 2006»
Giudici nel mirino Tra i progetti dei presunti terroristi c'era anche quello di affidare a un ufficiale giudiziario il compito di basista «per ottenere informazioni sui movimenti dei giudici». È quanto emerge da una conversazione intercettata in un bar di Milano lo scorso 28 dicembre tra due arrestati. Nel corso della conversazione Latino afferma che «l'unica persone che gli stava simpatica era andata a fare l'ufficiale giudiziario», si legge nell'ordinanza, e che «sarebbe stato utile poterlo sfruttare come basista per ottenere informazioni sui movimenti dei giudici.
Ghirardi, l'ex appartenente ai Comunisti organizzati per la liberazione del proletariato, gli risponde che per farlo basta «recarsi in Tribunale una mattina per verificare tanti movimenti», aggiungendo che l'ultima volta per sbaglio era entrato «nell'ufficio di Spataro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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