Roma - Sul ddl intercettazioni il Pdl deve riflettere. Ne è convinto il presidente della Camera
Gianfranco Fini che in un dibattito con il coordinatore del partito Sandro Bondi ha ricordato che "sono contrari i sindacati di polizia e il procuratore
nazionale antimafia Piero Grasso ha detto che il ddl archivia il concetto di criminalità organizzata". "Se è sacrosanto che una conversazione privata non debba essere pubblicata -ha aggiunto- mi spieghi che senso ha il divieto di mettere una
cimice nella macchina della moglie di un mafioso. Su questo o la pensiamo diversamente o c’è stato un fraintendimento...".
Fini ha sottolineato che "il valore della legalità è la precondizione per il federalismo e per la ripresa del Paese. Ma io sono sicuro che il tempo è
galantuomo: se si depone l’arma polemica e si ragiona, una soluzione si trova". A Bondi che ammetteva di non conoscere il testo e che sostenva
che "Grasso non è il Vangelo" mentre "questo è il governo che ha fatto di più contro la criminalità organizzata", Fini ha comunque teso la mano: "Lavoriamo perchè ci sia quel "quid" in più che manca".
Botta e risposta con Bondi Il presidente della Camera Gianfranco Fini rivendica in più passaggi della sua intervista pubblica con Sandro Bondi il
diritto al dissenso interno: "Nessuno contesta che si sostiene un’opinione, ma che poi si prende atto del volere della maggioranza. Il punto è: dal
giorno dopo devo fare abiura?
Devo dire che da quel momento ho sbagliato e il partito ha corretto l’errore? Questo appartiene a logiche che nulla hanno a che vedere con logiche
liberali". "Il presupposto della democrazia è che non c’è il pensiero unico, non vorrei che si tentasse con la conta di presentare il pensiero unico", sostiene
Fini. "Evocare eresie o abiure è sbagliato", gli ha replicato Bondi, "nel Pdl non c’è bisogno di evocare queste cose. Bisogna discutere, non fare
uno stillicidio di polemiche quotidiane, perchè così si riveste un ruolo sterile"
"Dopo Grasso non si può far finta di niente" "Se Grasso dice che se passa il ddl così come scritto viene archiviato il concetto di criminalità organizzata, vogliamo discuterne?". È quanto chiede il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un durissimo dibattito con il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, non privo di momenti di forte tensione tra i due. "Io su alcune questioni non voglio far finta di non vedere: se si va a ragionare, la soluzione si trova. Se al contrario non si può contestare una decisione perché è già presa questo non lo accetto", aggiunge Fini.
Napoli a Fini: "Da Grasso nessuna novità" "Chiarito che nessuno fa il controcanto a nessuno, faccio rispettosamente notare al presidente Fini che le valutazioni del procuratore Grasso sul ddl intercettazioni non sono inedite ma datano da almeno un anno". Lo afferma il vice presidente dei deputati del PdL, Osvaldo Napoli. "Nessuno - aggiunge - ha chiesto al presidente della Camera di fingere di non vedere. Non so neppure se qualcuno gli abbia mai chiesto in passato di fingere di vedere. Fatto è, e lo dico con il massimo rispetto, che né Fini né altri possono misurare la buona fede di una forza o di un gruppo politico in base alla loro condivisione dei giudizi formulati dal procuratore nazionale Antimafia". "Sono sicuro che dopo 22 mesi di confronto parlamentare il presidente Fini si sarà fatta un’idea abbastanza precisa su chi è in buona o in mala fede. E forse anche su chi ha cambiato o perso la fede", conclude Napoli.
"Sudditanza alla Lega" Il Pdl ha "una sudditanza massima" nei confronti della Lega sul tema del Federalismo, al punto che si tenta di evitare temi spinosi "per non irritarla" e non intaccare la sua "golden share" sul governo. Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini nel dibattito con Sandro Bondi alla presentazione della "Rivista di politica" a palazzo Marini. A Bondi che rilevava di aver ringraziato ieri i ministri Tremonti, Bossi e Calderoli per quanto svolto sul tema del federalismo che "rappresenterà l’autentica rivoluzione per il Paese", Fini ha replicato piccato: "Hai fatto bene a ringraziarli, però ricordo che io da tre mesi ho avanzato la richiesta di una commissione tecnica sul federalismo e aspetto ancora una risposta dal partito".
La nomina di Brancher "Non voglio che nel Pdl e nel governo che ho sostenuto e che voglio continuare a sostenere ci sia nemmeno il sospetto che qualcuno si faccia nominare ministro per non voler andare in tribunale". Così il presidente della camera, Gianfranco Fini, allude alla nomina a ministro di Aldo Brancher, in un duro botta e risposta con il ministro della Cultura, Sandro Bondi, in occasione della presentazione di "Rivista di politica». Nel confronto tra i due Fini ha anche criticato come «politicamente inopportuno" il fatto che Cosentino sia sottosegretario.
"Dimmi, ha detto rivolto a Bondi - il nome di una democrazia dove rimane sottosegretario una persona per cui si è chiesto l’arresto. Se porre queste questioni è fare il contro canto continuerò a fare il contro canto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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