da Milano
La qualità audio-video è scadente. Impossibile eliminare i fruscii in sottofondo, né fare in modo che le frequenze basse non gracchino; le inquadrature sono mal definite, e il flusso delle immagini procede per ampi tratti a scatti. La visione di un film d'azione, con le classiche sequenze in montaggio rapido alternato di inseguimenti ed esplosioni, e con le immancabili carrellate veloci della macchina da presa sul volto del protagonista, è in questi casi notevolmente compromessa. Ma in molti, moltissimi, sopportano di buon grado di vedere un film in queste condizioni. Purché sia gratis.
Dopo il dvd pirata, dopo i programmi per scaricare in rete (i cosiddetti peer to peer, come eMmule o Direct Connect), il mondo di internet ha ora sfornato un nuovo tipo di «servizio», il futuro grattacapo delle major: un salto tecnico che ha reso la visione gratuita di un film facile quanto un clic del mouse. Se con i «vecchi» software per scaricare dal web era richiesta una seppur minima competenza tecnica, ora la visione gratuita, e illegale, di un kolossal nuovo di zecca, è alla portata di tutti. Basta accedere a siti come www.free-tv-video-online.info o www.tvlinks.co.uk, si può scegliere da una lista quasi infinita di film, serie tv, cartoni animati, videomusicali e altro, da guardare sul momento; senza dover scaricare nulla. Il programma interno del sito non fa altro che collegare il computer del cliente a un filmato ospitato fisicamente su altri portali, spesso sul celebre YouTube, o su altri mega-contenitori di file come megavideo.com o veoh.com.
I video ospitati su YouTube e similari non sono però di durata sufficiente per contenere un intero film da 90 minuti (la durata media di un filmato è circa 12 minuti). Qui entra in gioco il software interno dei nuovi siti, che ricerca automaticamente i vari spezzoni del film desiderato nei diversi archivi, li organizza e li trasmette ordinati al computer dellutente finale, che può gustarsi comodamente la sua serie tv preferita mentre il pc lavora per fare di tutti gli spezzoni reperiti un flusso continuo.
Questo, a detta degli stessi amministratori, scarica i titolari dei siti in questione da ogni tipo di responsabilità giuridica, in quanto la loro pagina web si pone semplicemente come ponte tra l'utente finale e gli enormi archivi online fuorilegge, veri e propri dedali informatici organizzati in diverse categorie. Addirittura è possibile trovare film di difficile reperibilità nei canali ordinari, come ad esempio i film asiatici, i successi di Bollywood, pellicole tamil o hindi.
Per ora i video visionabili sono solo in lingua inglese; ma c'è da scommetterci che, come per molte delle novità web nate oltreoceano, anche questa arriverà quanto prima in Italia.
«Non siamo contrari per principio alle innovazioni tecnologiche, anzi - ha commentato Luca Barone, segretario generale di Pmi (Produttori musicali indipendenti), organizzazione che ha negli anni svolto importanti campagne di sensibilizzazione contro la pirateria -. Ogni nuova risorsa tecnica si è dimostrata utile allampliamento del mercato e a far conoscere artisti, cantanti o registi esordienti al grande pubblico. Ma - ha sottolineato - ogni nuovo strumento di diffusione di contenuti multimediali deve essere accompagnato da un attento controllo, che assicuri al detentore legale dei diritti dell'opera unadeguata remunerazione».
«Il fatto che molti italiani guardino film in streaming su questi siti, ci deve far capire che le offerte cinematografiche attualmente sul mercato non rispondono a una domanda specifica, ovvero la visione di film in lingua originale». Così Emil Abirascid, consulente di new media e curatore di Percorsi dell'Innovazione, sezione dedicata alle nuove tecnologie in seno alla Smau. «Più che pensare ad azioni legali, le major dovrebbero pensare a come sfruttare questo nuovo canale di distribuzione».
Lapidario invece il commento di Paolo Ferrari, presidente e consigliere delegato della Warner Bros Italia e presidente dellAnica (Associazione nazionale industrie cinematografiche): «È una tragedia. Internet, o meglio l'utilizzo sconsiderato di certi utenti della rete informatica, sta davvero minando dalle fondamenta il sistema di produzione cinematografica. Se andrà avanti di questo passo, non ci saranno più società disposte a investire denaro nella produzione delle pellicole. Certo - ha sottolineato - abbiamo da tempo capito che la risposta a questo fenomeno non può essere di ordine tecnico, ma culturale.
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