Le intercettazioni fai da te Ultima trovata degli spioni

Bastano un nemico munito di registratore e un pm a corto di argomenti e lo scandalo è servito. I casi De Girolamo e De Magistris lo dimostrano

Non bastavano le intercettazioni a rullo delle procure. Ora va di moda lo spione fai da te: una cimice, un registratorino sotto la giacca e il colpo è fatto. Il nastro può servire per regolare conti in sospeso, può essere gentilmente ceduto a qualche pm a corto di bobine, soprattutto è perfetto per comporre titoloni e per fare fumo. Molto fumo. Così leggiamo sul Fatto Quotidiano che Nunzia De Girolamo, ministro delle Politiche agricole, non andava tanto per il sottile e in un dialogo carpito a casa del padre gridava: «Str..., comando io». Frase che naturalmente può voler dire tutto e il contrario di tutto e in questo caso, a quanto pare, poco o nulla tant'è che la De Girolamo non è indagata. Ma le frasi che mostrano, a una prima scrematura, quella patina di arroganza che fa tanto casta vanno benissimo per logorare la figura della ministra, per confonderla nel grande mucchio dei politici tutti chiacchiere e fatti propri, insomma per togliere anche a lei la vernice protettiva della giovane età.
Peraltro la De Girolamo è in buona compagnia. E anzi viene da sorridere a scoprire che è stato brutalmente intercettato pure lui, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, l'ex magistrato che ai tempi d'oro aveva ascoltato mezza Italia e aperto nugoli di fascicoli. Sarebbe persino banale sostenere che chi d'intercettazione colpisce di nastro perisce e però a dare una certa drammaticità politica all'agguato è il fatto che a organizzare la trappola sia stato non un faccendiere rancoroso o un imprenditore di troppe ambizioni e dalla moralità elastica ma, nientemeno, l'allora assessore al Bilancio del disastrato Comune di Napoli Riccardo Realfonzo. È il 17 luglio 2012 e i due s'incontrano per un chiarimento che sa tanto di licenziamento. Di fronte alla voragine dei conti i due hanno idee differenti: Realfonzo vorrebbe dichiarare il default, De Magistris è disposto a tutto pur di non dover alzare bandiera bianca. E già che c'è comincia il risanamento allontanando il collaboratore ribelle. Promettendogli, come premio di consolazione, un futuro vago in quella nouvelle vague che è il movimento arancione. Briciole di briciole. Realfonzo resiste, l'altro è ossessionato da una sola cosa: la discrezione. O meglio, il silenzio. Non vuole che il braccio di ferro finisca sui giornali alimentando critiche e polemiche. Figurarsi, non sa che Realfonzo ha imparato la lezione direttamente dal maestro e lo sta registrando in diretta.
Due anni dopo il contenuto della discussione viene consegnato dall'ex assessore alla Procura e ora è di dominio pubblico. Così gli stracci che non sono volati allora strepitano adesso: del resto questo è il risultato di molte ghiotte paginate pubblicate in questi vent'anni di manipulitismo. Ora il nuovo genere, la spiata 2.0, promette nuovi arabeschi, ulteriori equivoci, fiammate di letteratura paragiudiziaria. «Registrare un colloquio è fra gli atti più ignobili di un essere umano», sibila De Magistris. «Mi sentivo minacciato», gli risponde Realfonzo, candidato alla carriera di teste multiuso per la Procura di Napoli.
Curiosamente è negli stessi giorni, per la precisione il 30 luglio del 2012, che una mano malandrina accende il registratore in direzione di Nunzia De Girolamo. A premere il tasto è guardacaso un altro ex, l'allora direttore della Asl di Benevento Felice Pisapia, successivamente messo alla porta. Pisapia, a quanto pare, entra in azione a scopo didattico-preventivo: vuole documentare che così fan tutti. E tutte. Dunque, va a casa del padre della De Girolamo con un apparecchietto. Si parla ovviamente della sanità, intesa come beghe e faide locali legate all'ospedale Fatebenefratelli, e a un certo punto la Nunzia afferma: «Al Fatebenefratelli facciamo capire che un minimo di comando ce l'abbiamo... Mandagli i controlli e vaffa... ». Più un paio di «str...».

Ora il nastro è confluito in un'inchiesta per truffa e peculato sull'Asl della città campana. In Italia, si sa, non si butta via niente, nemmeno una spiata che pure non è penalmente rilevante. E il modello dell'investigatore fai da te diventa sempre più popolare.

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