Gli italiani vogliono un mondo colorato, a partire dagli oggetti che abitano le loro case. Si capisce girando per Homi, la più grande manifestazione dedicata alla casa e al lifestyle che giusto ieri ha chiuso i battenti con segno positivo. Si scrive Homi ma si legge il nuovo grande Macef, perché dopo 50 primavere ecco il restyling nel nome e dello spazio espositivo.
Quello che salta subito agli occhi, girando per i padiglioni, è la voglia assoluta di colore. Pastello o a tinte forti è un trionfo cromatico, dalle porcellane per la tavola, ai bicchieri, ai complementi d'arredo fino agli elettromestici. Un caso o voglia di rivalsa in tempo di crisi nera? «Si e no», precisa Ettore Mocchetti architetto, interior designer, direttore della celebre rivista di arredamento AD ma soprattutto conoscitore dei gusti degli italiani «proprio in tempo di crisi si riscopre la voglia di sperimentare per cui oggi vale tutto e il contrario di tutto, quindi si al bianco ma anche ai colori pastello e vivaci». E ancora: «Tutto cambia velocemente, c'è voglia di art design e il colore entra dappertutto». La sperimentazione è anche «negli elettrodomestici in cucina, alle macchinette per il caffè che stanno diventando opere di design». Se oggi è il colore a farla da padrona, nell'arredo e relativi complementi, al contrario le pareti sono bianche, grigie o comunque di colore neutro. «Il motivo è semplice - continua Mocchetti -: oggi si tende ad arredare con oggetti d'arte o di design, quadri, mobili e sedute che hanno talvolta dei colori decisi e, quindi, le pareti devono essere il più neutro possibile per consentire il giusto distacco cromatico». Colore che ha contribuito a caratterizzare i nostri periodi storici, dal Dopoguerra al boom degli anni '60 fino ai giorni nostri.
Lucy Salamanca, designer e co-art director e progettista di Homi parte dall'allestimento della fiera per spiegare il binomio colore-epoca storica nell'arredo. «Gli allestimenti sono di colore neutri proprio per far risaltare i prodotti esposti. Non a caso la scelta del materiale è stata quella del legno di betulla e abete perché stiamo riscoprendo la natura e il bisogno di vivere in armonia con essa, ed ecco che tornano i colori chiari. Se andiamo indietro nel tempo nel periodo che va al Dopoguerra al boom i mobili erano prevalentemente in legno con preponderanza di marroni». Poi la tecnologia ha portato i suoi progressi e hanno debuttato le materie plastiche, stiamo parlando degli anni '60. «Ed ecco che arriva il colore, soprattutto nelle cucine, con il laminato, e perfino negli elettrodomestici, la predominanza è il pastello, giallino, verdino - spiega - Quando parlo di plastica non è da intendersi quella di oggi ma parlo di vinile e bachelite. Il colore arriva sulle pareti con le carte da parati negli anni 50'e quelle serigrafate negli anni 60' con disegni quasi psichedelici». E si arriva agli anni '70 dove il colore diventa elemento decorativo. Sono gli anni di Joe Colombo, designer italiano che riesce a combinare plastica, colore e design. Poi ecco approdare l'epoca del less is more «celebre frase pronunciata a Ludwig Mies van der Rohe» precisa Matteo Sacchetti, architetto e docente a contratto del Politecnico di Milano «e coincide con l'inizio del minimalismo dove si riparte dal bianco e nero». Siamo a fine anni '70 inizio anni '80, rifiuto del colore decorativo: «Abbiamo fatto case bianche e nere fino a tutto il 2000». «Oggi il minimalismo non è ancora finito e ha avuto secondo me il merito/demerito di uniformare lo stile delle case in Italia. È un periodo di transizione dove il colore sta tornando non come forma ma come materiale - conclude -.
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