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Benzina, l'ipocrisia della sinistra sul taglio delle accise

Le opposizioni strillano contro il governo sulle accise. Silenzio invece sull'aumento dei carburanti degli esecutivi di sinistra, con Prodi e Letta

Benzina, l'ipocrisia della sinistra sul taglio delle accise

La sinistra s'è accorta ora delle accise sul carburante. Buongiorno, ben svegliati. Pur di attaccare il governo Meloni, i progressisti hanno fatto il pieno di ipocrisia sull'argomento e hanno messo il turbo: giù il pedale contro l'esecutivo brutto e cattivo, reo di non aver prorogato lo sconto sui carburanti, introdotto lo scorso marzo come misura temporanea per calmierare l'impennata dei prezzi energetici. Inutile spiegare alle opposizioni la ratio della decisione (dettata anche da un diminuito gettito per l'erario) e ribadire che al contempo non c'è stato alcun aumento delle accise, come invece accaduto in passato. Peraltro, si attendono notizie dal Cdm odierno, nel quale potrebbe anche essere reintrodotto il taglio delle accise.

Accise, la propaganda ipocrita della sinistra

Ancora, insomma, non è detta l'ultima parola eppure il tema è già stato trasformato dai dem in materia di propaganda. "Le accise sono un costo strutturale, sono state reintrodotte per causa di forza maggiore dovute a esigenze di bilancio", aveva nelle scorse ore il deputato di FdI, Federico Mollicone, spiegando l'intenzione del governo di orientare le risorse sul lavoro e contro il caro bollette. E giù spernacchiamenti da parte della sinistra, che in dieci anni sull'argomento non ha mai combinato nulla. Quando al governo c'erano i progressisti, quelli vicini (ma solo a parole) alle fasce più deboli, le accise erano quisquilie. Gabelle fastidiose ma necessarie. Ora che alla guida del Paese c'è Giorgia Meloni, quelle imposte sono diventate l'unico motivo per cui la benzina costa così tanto.

Salvini: "Vigileremo contro le speculazioni"

Ma la questione è un tantino più complessa. Le accise sono detestabili, certo, ma non rappresentano il solo sovraccarico sulle pompe di benzina. "Stiamo lavorando anche per le mamme e i papà che l'autostrada la usano per andare a lavorare e quando fanno benzina non possono staccare il libretto degli assegni. Quindi stiamo ragionando per andare a verificare se qualcuno sta facendo speculazioni, il furbetto o degli aumenti fuori norma e intervenire sulle società concessionarie e soprattutto su chi gestisce i caselli e le pompe di benzina sulle autostrade, per tenere sotto controllo i prezzi, perché andare a lavorare non può e non deve essere un lusso", ha affermato nella mattinata odierna il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Ma vai a spiegare la complessità alla sinistra, ormai salita sulle barricate per agitare una contestazione piena di smemoratezze.

Le accise aumentate dalla sinistra

Le opposizioni infatti si stracciano le vesti oggi ma dimenticano che la situazione attuale è anche figlia delle loro gestioni. E la storia parte da lontano: il primo governo Prodi aumentò infatti le accise per finanziare la missione Onu in Bosnia. Enrico Letta, invece, le alzò nel 2013 per recuperare i fondi necessari al "Decreto del Fare". Come riporta il sito Pagella politica, la benzina aumentò per tre volte anche durante il governo tecnico guidato da Mario Monti, tra il 2011 e il 2013.

L'approccio del governo Meloni

La notizia positiva è che l'approccio alla materia, oggi, è finalmente cambiato. "La questione vera, adesso, è quella di agire in maniera strutturale per realizzare un taglio delle accise, ma non è una cosa che può essere risolta in batter d'occhio perché ci sono dei limiti di bilancio con cui bisogna fare i conti.

Quello che si può fare è impegnarsi in un percorso che da qui a 2, 3, 4 anni porterà a una riduzione delle accise, che comunque non potrà mai essere del 100% perché servirebbero troppe risorse di cui abbiamo necessità per aiutare i cittadini più bisognosi nell'immediato", ha spiegato il forzista vicepresidente della Camera Giorgio Mulè.

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