Albano, un'altra crociata prima dei migranti. Si batteva con i dem per l'utero in affitto

Nel 2023 la presidente di Md criticò il governo sulla maternità surrogata: "Negarla è un'offesa alla dignità della donna"

Albano, un'altra crociata prima dei migranti. Si batteva con i dem per l'utero in affitto
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Autodeterminazione riproduttiva, così viene definito l'utero in affitto - ormai diventato reato universale per lo Stato italiano- dal giudice paladina dei migranti Silvia Albano.

La toga rossa, presidente di Magistratura democratica, salita alle cronache negli ultimi giorni per aver ostacolato il rimpatrio dei 12 migranti in Albania è da sempre una paladina dei temi cari alla sinistra. Non solo immigrazione ma anche maternità surrogata: l'altra grande battaglia, ormai persa, dei dem che proprio l'Albano ha sostenuto fin dagli albori. «Viene presentata come un'iniziativa di contrasto allo sfruttamento di donne e bambini» commenta Albano in una lunga audizione alla Camera datata 26 aprile 2023. Il documento che riporta le parole del giudice - di cui Il Giornale è in possesso - in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità, mostra una visione estremamente ideologizzata dell'Albano che tende la mano agli Zan e Schlein di turno. La presidente di Magistratura Democratica critica il Governo che «fa riferimento a una pratica intollerabile, un esempio esecrabile di commercializzazione del corpo femminile e degli stessi bambini che nascono attraverso tali pratiche, trattati alla stregua di merci». Per lei invece negare l'affitto di un utero si configura come «l'offesa alla dignità della donna».

Ed è sempre lo stesso ritornello, perchè per l'Albano le donne «decidono in base al diritto fondamentale di partecipare alla gestazione per altri».

E le femministe zitte, quelle che per un commento - non gradito, per carità - da un finestrino gridano al patriarcato, ma che non difendono donne comprate per sfornare figli per altri. Uno dei paradossi della sinistra, che ormai non stupisce più. L'Albano addirittura, nell'audizione, si lancia in esempi «virtuosi» di maternità surrogata citando l'India e la Thailandia. Due casi non proprio positivi in quando in India l'utero in affitto è la principale risorsa per le donne in condizione di povertà, mentre la Thailandia ha deciso di introdurre una legge che permetta anche ai non thailandesi di «comprare bambini» a fronte del calo demografico del paese. Nel mirino anche Giorgia Meloni e la sua «famiglia tradizionale»: la frecciata del magistrato è inequivocabile. «Sembra che con l'introduzione di tale reato si abbia di mira la tutela della famiglia tradizionale, eterosessuale dalla quale nascono figli che abbiano un legame genetico con i suoi componenti».

Tra le varie considerazioni politiche - malgrado la Albano sia un magistrato - la leader di Md, alla fine parla di norme semplicemente con: «la previsione di un reato universale non pare compatibile».

Sembrerebbe proprio che l'Albano operi sempre allo stesso modo, prima avverte e poi si muove: proprio come per il protocollo Italia - Albania. Già un anno prima dell'istituzione del reato universale per la maternità surrogata aveva tentato, con questa audizione, di gettare fango facendo leva sulla sinistra inclusiva ma, in questo caso, le è andata male.

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