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Il governo teme di finire infilzato dalla protesta

Alfano: "Reprimeremo le minacce alla libertà". Per i Servizi c'è il rischio di escalation violente

Il governo teme di finire infilzato dalla protesta

Roma - Il pericolo non va sottovalutato. Anzi, cresce sempre di più, ogni giorno. Al di là del movimento ufficiale ci sono infatti spinte non controllabili, alimentate da gruppi della cosiddetta nuova eversione, che si nascondono tra studenti, disoccupati, cassintegrati, antagonisti, ultrà. Il governo inizia a prendere sul serio l'affare Forconi, soprattutto dopo le ultime informative dei servizi, che non escludono il rischio degenerazione. La protesta di autotrasportatori e agricoltori ieri si è fatta ancora più intensa. Non si può definire ancora violenta ovunque, ma segnali di allarme stanno arrivando con il passare delle ore: a Torino la procura ha già aperto un fascicolo per devastazione. E al Viminale si stanno prendendo provvedimenti per impedire che le manifestazioni sfocino in qualcosa di meno pacifico, in premeditati tentativi di destabilizzazione.

Per questa mattina è stato convocato il Copasir, il comitato di controllo parlamentare sui servizi segreti, e all'ordine del giorno è stata fissata l'audizione del direttore dell'Agenzia informazioni e sicurezza interni, Arturo Esposito. C'è da verificare, e scongiurare, il rischio infiltrazioni. Esposito dovrà dare un quadro delle possibili interferenze e su come contrastarle. Le prime analisi mettono in guardia da possibili gesti eclatanti, non tanto di gruppi, ma di singoli, cani sciolti interessati ad alimentare incertezza e a mettere in difficoltà il governo. Ci sono anche però segnali di avvicinamento alla protesta da parte di frange di ultrà e antagonisti, un magma di estrema destra e estrema sinistra pronto a cavalcare il malcontento sociale.
Per questa mattina è prevista alla Camera l'audizione del ministro dell'Interno Angelino Alfano, che ieri ha già tracciato la linea dell'intransigenza contro i violenti: «Il governo non avrà nessuna remora a reprimere intimidazioni o minacce alla libertà degli altri». I segnali «da parte dell'intelligence» sono «stati chiari». L'ala estremista preoccupa: «Garantiremo, anche attraverso i mezzi dello Stato, la pacifica manifestazione del disagio» da parte dei cittadini, ha proseguito Alfano, ma «non avremo remore a reprimere ogni minaccia e intimidazione che dovesse essere espressione di atteggiamenti delinquenziali». Poi un avvertimento: «Abbiamo gli occhi su di loro e sapremo cosa fare se esagerano».

Avviare il dialogo con le categorie, convocate per martedì al ministero dei Trasporti, non basta se una parte della protesta è spontanea e manca di portavoce e leader facilmente identificabili: «Non bisogna confondere chi manifesta pacificamente il suo disappunto e disagio - la sottolineatura del vicepremier - con chi fa uso della violenza. Noi sappiamo con chi stare, non saremo mai dalla parte dei violenti».


«Le proteste sono sempre accettabili, purché non degenerino», ha avvertito ieri anche il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni.

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