"Noi alternativi alla Schlein". La rivolta dei riformisti dem

L'area rifromista del Partito democratico alza la voce e attacca le scelte massimaliste della segretaria: "Abbiamo il dovere di far vivere una proposta distinta e alternativa a quella di Schlein".

"Noi alternativi alla Schlein". La rivolta dei riformisti dem
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Prima gli addii, adesso la lettera di lamentele. Tutte le contraddizioni interne al Partito democratico stanno venendo a galla. I riformisti dem prendono carta e penna e decidono di sferzare un attacco verbale senza precedenti alla nuova segreteria dem, Elly Schlein. Dall’approccio massimalista e ideologico, all’assenza di dialogo con il governo sulle riforme istituzionali, fino ad arrivare alla prospettiva economica firmata Elly. I riformisti dem smontano in piccoli pezzi il nuovo corso targato Schlein e provano addirittura ad andare oltre: “Abbiamo il dovere – spiegano –di far vivere una proposta programmatica alternativa a quella di Schlein”.

La lettera dei riformisti dem

Gli autori della lettera inviata a Repubblica sono tre ex parlamentari dem, tutti di area riformista. Stefano Ceccanti, ex deputato dem, Enrico Morando, viceministro dell’economia nei governi Renzi e Giorgio Tonini, già senatore della Repubblica. I tre autori, avanguardia dell’area riformista dem, scelgono un intervento scritto per attaccare, passo dopo passo, tutte le scelte del nuovo organigramma Pd. Attenzione: nessuno dei tre parlamentari contesta la legittimità del nuovo corso targato Schlein. A finire sul banco degli imputati è l’opportunità politica delle scelte massimaliste volute e cercate dalla nuova segretaria.

I primi a chiarire questo punto focale sono gli stessi autori: “La segretaria Schlein ha pieno diritto di tentare di realizzare la piattaforma politico-culturale con cui ha vinto il congresso”. L’obiettivo della missiva è tutt’altro:“Noi, mettendo in evidenza il rischio di un regresso verso un antagonismo identitario, abbiamo non solo il diritto, ma anche il dovere di far vivere una visione, una cultura politica distinta e, per molti aspetti, alternativa alla Schlein. L’intento degli autori è manifesto: abbandonare il “nuovo” Pd non può e non deve bastare. Mostrare il proprio dissenso, sia con proposte alternative sia con lettere al veleno, significa indebolire la segreteria e intaccare le sue politiche radicali. Il risultato, visto dall’esterno, è quello di un partito diviso, condizionato dal potere delle correnti e incapace di imbastire un programma politico netto. Un’immagine molto preoccupante per la galassia rossa e altrettanto confortante per l’esecutivo di centrodestra.

Riforme istituzionali e politica economica

Gli ex riformisti dem attaccano anche il metodo usato da Elly Schlein e dal suo nuovo cerchio magico. Il messaggio dei dissidenti interni al Pd viaggia su due binari: da una parte le riforme istituzionali, dall’altra la prospettiva economica. I riformisti dem chiedono di abbassare i toni, mettere da parte i pregiudizi ideologici, e iniziare un dialogo costruttivo con il governo.“Quando Schlein sembra tentata in tema di riforme istituzionali – spiegano gli autori - dal rifugiarsi nell’Aventino, con il fallace argomento che non si tratterebbe di questione prioritaria nell’agenda del Paese, tocca a noi riformisti un’aperta contestazione di una scelta che, contraddicendo una delle architravi della piattaforma del Pd, finirebbe per trasferire alla destra un patrimonio di riformismo istituzionale”.

Stesso identico discorso per quanto riguarda la politica economica: “Se Schlein è timida nel rivendicare ai Governi del Pd un primato nella riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, tocca a noi riformisti mettere in evidenza i risultati”. “Certo – continuano i tre riformisti dem – Schlein può ignorare queste sollecitazioni della minoranza riformista, insistendo sulla priorità della redistribuzione rispetto alla crescita”.

Il rischio del nuovo Pd targato Schlein lo colgono perfettamente i tre autori della lettera:“Per questa via il Pd potrà forse recuperare qualche punto percentuale a danno del M5S, ma non riuscirà a ridurre la distanza rispetto a Meloni sul terreno che conta davvero”.

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