Leggi il settimanale

Altro che Europa dei tecnocrati, per ripartire servono vere ricette economiche

Altro che Europa dei tecnocrati, per ripartire servono vere ricette economiche

Caro Direttore
come sempre Marcello Veneziani pone delle questioni da cui non si può prescindere, se si vuole riflettere seriamente sul futuro del centrodestra, e non solo in Italia.
Purtroppo nel Pdl non si è mai aperto un confronto serio e approfondito su quale debba essere l'identità di uno schieramento alternativo alla sinistra, capace di rappresentare un progetto di cambiamento e di rinnovamento del nostro Paese. Veneziani individua tre temi su cui si stanno concentrando le destre europee: la tutela della sovranità popolare dal dominio dell'Europa tecnocratica, il disagio per il cedimento ai flussi migratori incontrollati, la difesa della famiglia e delle tradizioni civili e spirituali. A conferma di questa tesi cita il fenomeno rappresentato in Francia dal movimento di Marine Le Pen.
La mia opinione è che la situazione sia più complessa e controversa rispetto all'analisi di Veneziani, sia in riferimento all'Europa che al caso italiano. Sono passate poche settimane, ad esempio, dalla vittoria di Angela Merkel in Germania. Come interpretare quel risultato elettorale? In primo luogo, ci dice che l'Europa in quanto unità politica non esiste. In secondo luogo, che non esiste uno schieramento politico europeo che si possa identificare sulla base di valori e di programmi comuni. In questo senso il Ppe è semplicemente un contenitore in cui coesistono orientamenti politici profondamente diversi, per lo più fortemente ancorati a interessi nazionali.
In terzo luogo, ritengo che sia soprattutto la crisi dell'economia e gli interessi sociali a decidere della scelta politica degli elettori. In particolare, a mio avviso, è la condizione sociale ed economica del ceto medio che determina il prevalere della sinistra o della destra in una determinata competizione elettorale e in un determinato Paese. Secondo me, il punto di riferimento essenziale per ricostruire una salda identità e un'offerta credibile del centrodestra deve essere la condizione sociale del ceto medio, cioè di quella grande area sociale, comprendente i giovani senza speranza, che avverte maggiormente i morsi della crisi e l'angoscia di una povertà incombente. Questo ceto medio è la principale vittima in Europa delle politiche economiche dettate da una burocrazia tecnocratica europea senza alcuna legittimazione democratica, che risponde unicamente agli interessi nazionali della Germania.
Per questo, credo che il centrodestra in Italia debba ridefinire un progetto politico vincente, per me sotto la guida del presidente Silvio Berlusconi, che parta innanzitutto dalle questioni economiche e sociali. Questioni economiche e sociali che possono trovare una soluzione solo tornando alle regole auree della democrazia, senza le quali l'Europa non solo non può esistere, ma rischia di condurre ad una condizione economica e sociale simile a quella che vide nascere e prosperare i germi del totalitarismo.
Non ho votato la fiducia al governo Letta, e non credo che la voterò nel futuro, proprio perché si tratta di un governo che non ha non dico la forza ma neppure la coscienza di questi problemi.

Per non parlare della grande questione della democrazia, minacciata e avvilita dallo strapotere di una magistratura alleata ad una sinistra più pericolosa ancora del Partito comunista, una questione che minaccia l'esistenza stessa del centrodestra in Italia.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica