Dalle fiere ai mercatini, dalle gallerie alle case d'asta non si parla d'altro. Questo è il momento del modernariato. Il design vintage spopola fra giovani e meno giovani, colonizza storiche manifestazioni antiquarie come il Mercanteinfiera di Parma che si è appena concluso, e occupa le fiere più prestigiose dell'arte contemporanea, dal Miami Basel fino al Miart di Milano, che in aprile inaugura la sezione Object dedicata al design in edizione limitata di ieri e di oggi. E poi le blasonate case d'asta, come la francese Artcurial, vera e propria mecca dei collezionisti di design, che da poco ha aperto anche a Milano. Design è la parola chiave, e non c'è solo quello contemporaneo: il design vintage, dagli anni 20 agli 80, è sempre più richiesto ed apprezzato e sta prendendo il posto dell'antiquariato. «I pezzi più richiesti continuano ad essere quelli di Gio Ponti e Franco Albini», fanno sapere da Nilufar, prestigiosa galleria milanese, e poi tutti i Maestri del 900, da Achille Castiglioni agli Eames, da Gaetano Pesce a Ettore Sottsass, autori di pezzi cult tuttora omaggiati e copiati, come la famosissima lampada Arco di Castiglioni (1962), la Superleggera di Gio Ponti (1955), la poltrona Elda di Giò Colombo (1964), la Bubble Chair di Eerno Arnio (1968), o ancora la libreria Carlton di Sottsass (1981, nelle foto), tutti pezzi che continuano ad essere in produzione, ma per i veri appassionati del vintage, la sfida è trovare gli originali.
Mix and match: anche per l'arredamento oggi funziona così. Il low cost si accosta ai marchi che danno sicurezza, ma per dare più calore e personalità alla casa, si ricorre al modernariato. A pensarci, era così anche per i nostri genitori che ci hanno insegnato a mixare pezzi antichi e preziosi ad arredi moderni.
«La credenza del 600 può ancora convivere con la libreria low cost, ma oggi le metrature degli appartamenti sono sempre più ridotte, e nessuno vuole più una casa-museo", spiega Marisa Addomine, perito di Mercanteinfiera, da oltre 30 anni punto di riferimento per arredatori, architetti e collezionisti di antiquariato e modernariato da tutto il mondo. Le case oggi sono sempre più piccole, e «iniziano ad affacciarsi sul mercato gli arredi anni 50, 60 e 70: pezzi belli ma prodotti in serie, dunque molto meno impegnativi degli arredi antichi prodotti artigianalmente».
Il mondo del modernariato è molto vasto, ci sono pezzi «anonimi» ma anche il design d'autore. I periodi più gettonati? «A parte gli anni 60, che oggi sono i più conosciuti, c'è stato un grande revival degli anni 50, legato soprattutto ad operazioni svolte dai galleristi francesi, che hanno fatto impennare il valore di alcune opere di designer come Jean Prouvé e Charlotte Perriand. E ora l'interesse si sta spostando verso gli anni 70, decennio molto interessante che si sta riscoprendo su vari fronti, dall'arte al design», spiega Enrico Pompili, set designer che ha collabora con Michela Pelizzari e Federica Sala per il lancio di Object, nuovissima sezione del blasonato Miart (a Milano dal 5 al 7 aprile), dedicata proprio al design concepito come opera d'arte. Qui siamo a livelli altissimi, e anche le quotazioni salgono, proprio come nelle case d'asta internazionali: Artcurial, ma anche Phillips de Pury a New York, dove per un pezzo da collezione si può spendere fino ai 500mila euro. Sul versante opposto, c'è il modernariato anonimo, da mercatino, anche se spesso «i piccoli negozi e stand generalisti sono un terreno di caccia ottimale per i collezionisti, che essendo più esperti dei venditori spesso si aggiudicano pezzi cult a poche decine di euro», dice ancora Marisa Addomine.
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