«Siamo complici e solidali con gli arrestati e sosteniamo la legittima lotta del nostro popolo ovunque esso si trovi, contro il sionismo e i suoi complici e per una Palestina libera dal fiume al mare». Questo un passaggio di un comunicato diffuso dai Giovani Palestinesi d'Italia contro gli ultimi nove arresti condotti a Genova, che hanno colpito soggetti ritenuti parte, o vicini, all'organizzazione terroristica di Hamas. Tra questi c'è anche Mohammad Hannoun, presidente dell'Associazione palestinesi d'Italia, considerato un referente di Hamas all'estero. Per lui ci sono già state mobilitazioni e se ne stanno organizzando anche altre in quella che ha tutti i contorni di una nuova escalation di tensione nel Paese. Gli antagonisti stanno riuscendo a rinsaldarsi nelle diverse cause per fare fronte comune contro quello che è il loro unico nemico: il governo di Giorgia Meloni.
L'ennesima dimostrazione si è avuta sotto il carcere di Marassi dove, da qualche giorno, è detenuto Hannoun con gli altri soggetti colpiti dall'ordinanza di custodia cautelare per presunta affiliazione al terrorismo. «Meloni fascista sei tu la terrorista», hanno scandito i (pochi) manifestanti, circa duecento, di Genova mentre a Napoli si teneva una manifestazione gemella. «È solo la prima tappa di quello che faremo, delle manifestazioni, dei cortei, di tutte le attività che svolgeremo finché mio padre non uscirà da questo carcere», ha dichiarato nella stessa manifestazione Mahmoud Hannoun, figlio di Mohammad. Bisognerà aspettare le prossime settimane per capire in che modo si stanno organizzando ma per il 2 gennaio è stato già pianificato un nuovo sit-in davanti a un carcere, stavolta quello di Lecco, dove per alcuni mesi è stato detenuto il cittadino palestinese Anan Yaeesh, arrestato a L'Aquila e accusato di essere legato a un'organizzazione terroristica. Ma la manifestazione più importante che le sigle dell'antagonismo e quelle palestinesi stanno pianificando si terrà a Roma il prossimo 9 gennaio. Il Coordinamento di solidarietà con il popolo palestinese, insieme ai Giovani Palestinesi, all'Udap, al Soccorso Rosso Internazionale, alla Rete liberi/e di Lottare e all'Assemblea Sabotiamo la guerra ha lanciato un presidio di protesta davanti alla sede della Direzione Nazionale Antiterrorismo Antimafia contro il «sionista Melillo», in riferimento al procuratore antimafia Giovanni Melillo, definito «magistrato in quota Pd» che sta «orientando i processi contro i colpevoli di Palestina in tutto il Paese».
Sembra di essere tornati alla «caccia al magistrato», dove i rappresentanti dello Stato vengono esposti dalle organizzazioni antagoniste. Un clima purtroppo ben noto nel nostro Paese, dove la speranza era di essersi messi alle spalle quel periodo cupo in maniera definitiva. Ora, invece, si è tornati alle minacce e alle liste di proscrizione. «Guai a chi ci tocca - Intifada fino alla vittoria», è la minaccia che rimbalza nella rete pro Palestina nelle ultime ore a fronte delle misure cautelari per sei minori di Torino. «Chiamiamo a una mobilitazione generale e diffusa per la liberazione dei nostri prigionieri politici, da Mohammad Hannoun a Anan Yaeesh e Ahmed Salem», è l'appello dei Giovani Palestinesi. Si chiama all'azione, alla «lotta» contro i «complici» del governo Israeliano.
Dalle testate dell'estrema sinistra si invita a non «abbassare la testa», avanti «senza paura, fino alla vittoria contro stato di guerra e polizia» dicono altri. Sono slogan che circolano, vengono ripresi, alimentando la tensione.