Antispecismo: ecco la nuova frontiera della cultura woke

Transfemminismo, veganesimo marxista, inclusività e critica al capitalismo. Tutto si mescola nella nuova frontiera woke della sinistra liberal

Antispecismo: ecco la nuova frontiera della cultura woke
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Antispecismo. È questa l’ultima frontiera della cultura woke che trova spazio in vari profili Instagram. Non basta essere vegetariani. Non basta essere vegani. Ora, bisogna essere il veganismo marxismo perché nessuna specie è superiore ad un’altra e, quindi, si deve “eliminare lo sfruttamento degli animali, proponendo alternative che favoriscano umani, animali e ambiente”.

Almeno, questo è ciò che si prefigge la Vegan Society che considera il veganismo come “una pratica emancipatrice che dimostra come si possa costruire un rapporto diverso tra umani e non umani”. La Vegan Society definisce il veganismo come "una filosofia e uno stile di vita che cerca di escludere, per quanto possibile, se praticabile, tutte le forme di sfruttamento e crudeltà verso gli animali per cibo, abbigliamento o qualsiasi altro scopo". Questa prende spunto da una critica feroce del “neoliberismo trionfante” in cui lo Stato punta solo ed esclusivamente al profitto e, pertanto, è “ostile agli animali non umani” che vengono “ridotti a merce in circhi, zoo, acquari e allevamenti”. Qual è la soluzione proposta per cambiare il sistema? Ovviamente, avere una presenza ancora più massiccia dello Stato nella vita pubblica. “Solo uno Stato socialista potrà diventare davvero antispecista”, è la sentenza inequivocabile questo ristretto gruppo di 12200 followers di vegani integralisti del profilo Ig “Gruppo antispecismo politico” il cui motto è “Per un animalismo socialista: fuori dal carrello della spesa, dentro la lotta di classe!” Si tratta di un gruppo collettivo che “nasce per colmare un'assenza riscontrata nelle nostre precedenti esperienze di attivismo: dentro l'universo animalista e antispecista non ci sono realtà socialiste”, si legge nel loro primo post pubblicato. Uno dei loro punti di riferimento culturali è Marco Maurizi, autore del libro "antispecismo politico", fortemente convinto che “se la sinistra tradizionale è colpevolmente cieca di fronte alla sofferenza animale, le persone animaliste ne sono accecate. La tematica animalista - è la conclusione - tende a svilupparsi in un vuoto politico e, conseguentemente, a diventare totalitaria”.

Con ben 57mila follower è ancora più numeroso il profilo Pianetab12, un luogo dove è possibile trovare il “Podcast di cui il Pianeta ha bisogno tra Inclusività, Irriverenza e Sostenibilità”. Uno dei podcaster più noti è Giorgio Immesi che si fa chiamare “Il Vegano Imbruttito” e che nei suoi video, seguiti da oltre 87mila followers, inculca indirettamente una sorta di senso si colpa nei confronti degli sventurati che amano mangiare, pesce, carne e i suoi derivati. Ebbene, Immesi, nelle sue interviste, ha dato libero spazio Martina Miccichè che si definisce ‘giornalista, scrittrice, fotoreporter e attivista’ e che, nel corso di uno dei suoi interventi, spiega come il transfemminismo e l’antispecismo debbano andare di pari passo. Susanna Panini, responsabile del rifugio Ippoasi di Pisa, scrittrice e attivista per gli animali, attacca apertamente i veterinari dell’Ats che tutelano la filiera e l’industria ed effettivamente “non curano gli animali”. Ancora più netto è il giudizio di Micciché: “Il corso di veterinaria è un tradimento che comincia sulla pelle dei non umani e finisce su quelli che iniziano a studiare veterinaria pensando che loro passeranno la vita a curare gli animali normali”. Ma il podcast ha recentemente ospitato anche due vip d’eccezione: Selvaggia Lucarelli e il compagno Lorenzo Biagiarelli. La (non) giornalista del Fatto rivendica con orgoglio il fatto di aver scoperchiato il vaso di Pandora di Chiara Ferragni e la punzecchia sottolineando il fatto di essere testimone di un marchio-vegan, ma di sfoggiare con orgoglio una borsa di coccodrillo da 60mila euro.

Il suo compagno, invece, attacca i programmi di cucina del mezzogiorno Rai in cui gli sponsor sono le uova e gli intervistati sono i produttori di prosciutto e, quindi, “fai parte di un sistema – sintetizza la compagna Lucarelli – la carne è politica soprattutto con un programma come questo”. E, ancora una volta, il web dimostra essere un mondo meraviglioso…

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