Mai dare le dimissioni, c'è il rischio che le accettino. Un massima molto in voga nei palazzi romani a cui non si è però attenuto Nicola Izzo che, indagato per corruzione, lasciò l'incarico di vice capo della polizia. Salvo vedere ora la sua inchiesta archiviata. Anche se «Nessuno mi restituirà il sofferto vissuto» è stato il suo unico commento. Entrato in polizia nel '67, il Prefetto Izzo, 65 anni, ha ricoperto vari incarichi, questore a Treviso, Verona, Torino e Napoli fino a essere nominato Vice Capo Vicario della Polizia nel 2008. Nel 2012 viene coinvolto nell'inchiesta sul Centro elettronico nazionale della polizia realizzato a Napoli, secondo l'accusa, con apparecchiature obsolete e inutilizzabili fornite da un raggruppamento di imprese guidato da Elsag-Datamat. Otto persone finirono in carcere o ai domiciliari, quattro indagate, tra essi anche Izzo, accusato di turbativa d'asta e rivelazione di segreto d'ufficio. E il prefetto lasciò l'incarico. Ieri però è arrivata l'archiviazione dell'inchiesta, che ha scagionato tutti gli indagati compreso l'ex numero 2 della Polizia.
«Anche a Roma oltre che a Berlino, c'è un giudice - ha commentato Izzo che ha poi aggiunto - I processi finiscono ma la giustizia non trionfa, perché niente ripagherà le sofferenze patite e i danni morali, fisici, umani e professionali subiti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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