Arrestato il fratello di Cutrì si nascondeva a casa della madreDopo la sparatoria davanti al tribunale

GallarateUno dopo l'altro i componenti del commando che lunedì hanno liberato Domenico Cutrì, stanno cadendo nelle mani dei carabinieri. Dopo i quattro pregiudicati arrestati giovedì, ieri sono stati bloccati anche Daniele, fratello dell'evaso, che era andato rifugiarsi in casa dei genitori, e Carlotta, fidanzata di Antonio Cutrì, altro fratello dell'evaso. Anche la donna si trovava nella casa dei genitori a Cuggiono, in provincia di Milano. Ancora in libertà l'ergastolano e un certo «Franco», ultimo componente il commando. Nel frattempo sono stati anche resi noti i risultati dell'autopsia sul corpo di Antonio Cutrì, colpito durante il conflitto a fuoco con gli agenti penitenziari all'addome. E non alla schiena come accusavano i genitori.
Domenico Cutrì, 32 anni, condannato all'ergastolo per aver ucciso un rivale in amore, lunedì era stato portato a un processo per truffa al tribunale di Gallarate. Sui gradini di palazzo di giustizia l'agguato: il commando riesce a liberare l'uomo, scatenando un conflitto a fuoco. Antonino agonizzante viene poi lasciato a casa da uno «sconosciuto», la madre lo porta in ospedale a Magenta dove giunge privo di vita. Nei giorni successivi i carabinieri arrestano quattro pregiudicati di origine campana: tre a Cellio nel nel vercellese, uno a Portici, nel napoletano. In particolare il terzetto aveva abbandonato in campagna una borsa contenente abiti maschili, cibo e medicinali. Un ritrovamento che lascia sospettare come un altro bandito sia rimasto ferito, come sostenuto dagli agenti penitenziari, sicuri di aver colpito un fuggiasco alla gamba. Ieri è finito in manette anche Daniele Cutrì, 23 anni, fermato nell'abitazione dei genitori in via Leopardi 12 a Inveruno, nel milanese. Domenico è ora sempre più solo.

Resterebbe con lui solo un certo «Franco» tirato in ballo dai due dei quattro arrestati. Sembra vicina ormai l'irruzione in qualche covo, confermata anche dall'arrivo a Milano dei Gis, le teste di cuoio dei carabinieri.

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