Per la prima volta da molti mesi, la Cassazione fa vedere la faccia «garantista» che una volta le era più consueta. E ieri sera con una sentenza della Sezioni Unite - che quindi vincola tutti gli altri giudici - chiarisce finalmente le norme sulla concussione: vale a dire il più grave dei reati per i quali Silvio Berlusconi nel maggio scorso è stato condannato a sette anni di carcere nel processo Ruby. La Cassazione fa ordine nel groviglio di interpretazioni che giudici di tutta Italia hanno fornito della «legge Severino», che non solo ha introdotto la norma sulla decadenza dal Parlamento dei condannati, tema di cui in queste settimane si fa un gran parlare; ma ha anche modificato il codice penale, introducendo - affianco ai reati di corruzione e concussione - anche una figura intermedia, l'induzione, punita più blandamente. E proprio questo nuovo reato, a leggere la decisione di ieri sera della Cassazione, potrebbe venire contestato al Cavaliere nel processo d'appello per il caso Ruby. E a quel punto, dice la Cassazione, non potrebbe scattare la interdizione dai pubblici uffici.
Che la situazione fosse a rischio l'aveva ben capito ieri mattina il procuratore generale Vito D'Ambrosio, che aveva messo le mani avanti per evitare il rischio che Silvio Berlusconi si salvi per colpa di una legge fatta in fretta e scritta male. Così ieri mattina il pg fa a fettine la «legge Severino» e la sua invenzione della «concussione per induzione». Un reato che il governo Monti volle a tutti i costi «perché ce lo chiede l'Europa». Non era vero niente, dice ieri D'Ambrosio. E la nuova legge «ha creato più problemi di quelli che doveva risolvere».
Le conseguenze di una interpretazione soft della legge erano ben presenti al sostituto pg D'Ambrosio, anche perché si tratta di un magistrato addentro alle cose della politica: visto che dal 1995 al 2005 ha lasciato la toga per fare il presidente Pds della Regione Marche. Così D'Ambrosio ieri attacca la legge Severino, con tale veemenza da suscitare il disappunto («mi dispiace che si personalizzi così») della ex ministra che ha dato il nome al decreto.
Ma la linea della procura generale viene sconfitta, e passa la linea garantista. Che apre la porta alla possibilità che Berlusconi si salvi dall'accusa più pesante mossa nel processo Ruby, la concussione ai danni dei funzionari di polizia per la telefonata che portò al rilascio di Ruby. Perché è ben vero che Berlusconi è stato condannato per concussione «per costrizione», il vecchio reato che esiste da sempre nel codice penale. Ma ora c'è la possibilità che in appello venga ritenuto colpevole solo di «concussione per induzione», nella interpretazione che ieri ne forniscono le Sezioni Unte. Possibilità concreta, visto che la stessa Ilda Boccassini nella sua requisitoria aveva chiesto che al Cavaliere si applicasse la nuova norma. E che ieri Giorgio Santacroce, primo presidente della Cassazione, sembra accreditare: «costringere è diverso da convincere», spiega dopo la sentenza.
Sconto di pena possibile, dunque, ma con una prospettiva ancora più fosca per l'accusa: perché nelle motivazioni la Cassazione, come già alcune sentenze locali, potrebbe dire che la «induzione» non è una semplice sottospecie del vecchio reato di concussione, ma un reato del tutto nuovo. E poiché è stato introdotto dopo il caso Ruby, il Cavaliere potrebbe venire addirittura assolto.
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