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Asse Meloni-Salvini sul codice appalti. "Ecco la risposta alla burocrazia e alla corruzione"

Il Cdm vara la riforma chiesta dalla UE: dovrà funzionare per marzo

Asse Meloni-Salvini sul codice appalti. "Ecco la risposta alla burocrazia e alla corruzione"

Era una delle riforme chiave del Pnrr e alla fine Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono riusci a trovare un punto di caduta che di certo soddisfa molto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, che da settimane chiede un intervento con l'accetta su norme e burocrazia. Così, ieri il Consiglio dei ministri ha varato la riforma del Codice degli appalti che, in base agli impegni presi con l'Europa, deve essere operativa entro fine marzo. E tra qualche giorno il testo è atteso in Parlamento per i pareri delle commissioni competenti. Tra le novità più significative c'è il via libera all'appalto integrato, ossia l'affidamento di progettazione ed esecuzione di un opera senza limiti di importo allo stesso soggetto. E poi l'innalzamento della soglia sotto la quale anche i piccoli Comuni che non hanno competenze e capacità necessarie per ottenere la qualificazione potranno affidare lavori in autonomia. Infine, vengono stabiliti minori vincoli sui subappalti che possono diventare a cascata e scatta l'obbligo di prevedere adeguamenti se i rincari dei materiali superano il 5%. Per Meloni è un provvedimento che «permetterà di semplificare le procedure e garantire tempi più veloci». E che «rappresenterà anche un volano per il rilancio della crescita economica e l'ammodernamento infrastrutturale» del Paese. Secondo Salvini - che illustra le misure insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, al termine del Consiglio dei ministri - l'approvazione del Codice degli appalti «è stato un passaggio decisivo», l'iniziativa «più importante» da 55 giorni a questa parte, «da quando abbiamo giurato». Perché, insiste il leader della Lega, «questo nuovo Codice dovrà tagliare burocrazia, tempi persi, sprechi, creare più lavoro, venendo incontro alle esigenze delle piccole e medie imprese e dei Comuni». Il tutto consentendo di «aprire cantieri in tempi più veloci». «Se questo Codice fosse già in vigore - aggiunge - più dell'80% degli appalti sarebbe più rapido». Ma, soprattutto, Salvini spiega la filosofia che a suo avviso deve regolare la gestione degli appalti. Secondo il vicepremier, infatti, snellire le procedure «è la miglior battaglia alla corruzione e al malaffare che ci possa essere», perché «più breve è l'iter burocratico e rapido l'appalto, più difficile è per il corrotto incontrare il corruttore». Di fatto, una risposta indiretta ai dubbi avanzati dall'Autorità nazionale anticorruzione che, per bocca del presidente Giuseppe Busia, aveva individuato tre criticità (un allentamento del conflitto d'interessi, una limitazione dell'indipendenza della stessa Anac e l'eliminazione della possibilità per l'Autorità di effettuare i controlli sull'elenco delle società in house degli enti locali). Dubbi rispetto ai quali Salvini rivendica «la separazione dei ruoli». Una punto su cui trova la sponda di Mantovano, che ribadisce «l'assoluta concordanza di intenti» anche con il Consiglio di Stato, a cui il precedente governo guidato da Mario Draghi aveva affidato la stesura del nuovo Codice. «Francamente io tutti questi conflitti non li ho visti, così come non li vedo con l'Anac», che - dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio - all'interno del Codice «ha un ruolo assolutamente coerente con la sua funzione».

Insomma, «resta in piedi tutto il meccanismo di controlli per evitare le infiltrazioni di tipo mafioso».

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