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Atreju, Cerno: "Sinistra pronta a tutto pur di avere gli islamici come alleati"

Il direttore de il Giornale è intervenuto alla kermesse di Fratelli d'Italia con un'analisi approfondita sulla saldatura in corso tra la sinistra e i movimenti islamici

Atreju, Cerno: "Sinistra pronta a tutto pur di avere gli islamici come alleati"

Tra i panel della settima giornata di Atreju, la rassegna di Fratelli d'Italia che si sta svolgendo a Roma nell'iconica cornice di Castel Sant'Angelo, oggi è stato dedicato uno spazio anche all'estremismo islamico che avanza in Europa e anche in Italia. Tra chi è intervenuto c'è anche il direttore de il Giornale, Tommaso Cerno, che ha fatto un'analisi pungente e diretta del fenomeno, che da tempo viene alimentato anche da chi scambia la sottomissione per integrazione. "La sinistra ha visto dentro questo orrore, che sta mettendo in discussione la democrazia dopo tantissimi decenni, dei voti ed è disposta a mettere il burqa alle donne pur di prendere i voti dell'Islam. È disposta ad abbassare la testa a una cultura che vuole cancellare la democrazia che loro ostentano, usando la Costituzione, il Tricolore come simboli di partito e di un'ideologia che non ha nulla a che fare con la libertà italiana", ha esordito il direttore nel suo intervento.

Cerno, quindi, ha spiegato all'ampia platea che questo è un pericolo "codificato", che la sinistra "ha questo obiettivo politico e ha intenzione di farcelo sembrare l'integrazione, facendoci sembrare brutti e cattivi" per "raccontarci questa cosmica balla di una sinistra in crisi che vuole che siamo tutti in attesa di qualcuno che ci spieghi che il futuro non va bene come l'abbiamo vissuto finora. Siamo stati convinti che essere laici doveva farci togliere le croci dalle scuole: che non rappresentano necessariamente qualcosa di cristiano. Io non ho mai capito se credo in Dio o no, ma ho un grandissimo rispetto per la cultura cattolica. Non mi interessa se c'è la croce o no: credo che la cultura cattolica e cristiana appartengano alla storia dell'Europa e dell'Italia. Tutta quella grandezza che noi vediamo nelle chiese di Roma, dentro e fuori, ci porta a capire dove l'uomo occidentale cercava di arrivare". Ma, ha aggiunto, "se tu togli la croce per mettere il Ramadan a scuola, se cancelli la parola Natale per chiamarla festa d'inverno, per quanto mi riguarda puoi andare a fare in culo e tornare da dove sei venuto. Perché c'è una cosa della democrazia che è superiore a loro: non è vero che siamo tutti uguali. Lo siamo in potenza, ma nella realtà abbiamo messo in piedi dei sistemi di governo e della società, di comprensione dei fenomeni differenti. E la democrazia in crisi, perché ci siamo afflosciati sulla ricchezza e sul benessere, ci siamo dimenticati che ci stavano devastando. Ci stavano portando qui gli interessi degli altri".

Il direttore Cerno ha spiegato che "se fossi un immigrato che viene su un gommone chiederei di andare in Albania nel centro che hanno fatto Meloni e Rami invece di andare da Soumahoro, a dare i soldi al Pd per stare lì e non lavorare mai e poi finire in stazione a Termini. Noi, di fronte a questo dobbiamo svegliarci: esiste una cultura islamista che usa la religione islamica per fare politica, che ha un progetto scientifico di occupazione delle nostre istituzioni. Non lo dico io, lo dicono loro nel progetto di Fratelli Musulmani: la sostituzione dei nostri ruoli istituzionali con elementi della religione islamica portati alla politica è un obiettivo. È successo in Francia, è successo in Inghilterra, sta succedendo in Italia e facciamo finta di no. Intorno a noi ci sono decine di finte moschee abusive, occupate, senza permessi che non c'entrano nulla con Maometto, con la religione islamica. Lo dicono gli imam francesi che sono sotto scorta perché attaccano questo movimento politicizzati che vuole entrare nelle istituzioni". Ha poi ricordato il caso di Monfalcone, dove il partito di soli musulmani ha raggiunto quasi 4% delle preferenze e ora, ha sottolineato, "sta nascendo a Roma e si presenterà nel 2027 alle Comunali e lo troveremo in Italia contro Giorgia Meloni. Un partito islamista dove la sinistra andrà a mietere consensi e sarà disposta a tutto pur di averli come alleati. A cedere quelle libertà che sono ancora convinti di manifestare, perché siccome imbracciano la Costituzione o mettono la fascia di sindaco quando protestano in piazza come partito, invece la tolgono quando vincono le elezioni come in Alto Adige perché si vergognano di essere italiani".

Oggi, ha proseguito il direttore de il Giornale rivolgendosi al pubblico di Atreju, "non dobbiamo trattare il terrorismo islamista come un fenomeno di ordine pubblico. È un fenomeno culturale, molto più penetrante nelle istituzioni e molto più collaterale alla politica di quanto fossero le Brigate Rosse. La piazza là fuori è ordinata e costruita a tavolino, il marxismo degli anni Settanta trova oggi nell'islamismo il terreno fertile per presentarsi a ogni occasione davanti alle telecamere a predicare integrazione e giustizia". La Flotilla, ha aggiunto, è la più grande "puttanata che l'Italia si sia digerita" e "il compito dei giornali è raccontarlo con i fatti". Il direttore, quindi, ha ricordato che il Giornale sta conducendo un'inchiesta su chi sta alimentando il movimento islamico, anche economicamente. "Hanno mandato denunce, richieste di danni, intimidazioni, minacce, fotografie mentre vai in giro, ma mai una smentita. Non c'è una parola delle nostre inchieste che questi signori sono in grado di contestare, perché abbiamo dimostrato che il loro è un disegno politico e se noi non restiamo svegli ce li troviamo dentro i palazzi a dirci come dobbiamo comportarci", ha aggiunto, ricordando l'iniziativa del "Presepe Pride" che sta riscuotendo grande successo con migliaia di immagini già arrivate in redazione.

"Noi oggi abbiamo dei partiti che fanno incontri in parlamento e quando noi portiamo le foto tacciono", ha proseguito Cerno nel suo secondo intervento, ricordando la presenza a Montecitorio di Mohammad Hannoun, soggetto controverso nella blacklist degli Usa, con un daspo da Milano, ma anche di Francesca Albanese, che se oggi da un lato imbarazza almeno parte della sinistra, fino a poco tempo fa era una guru indiscussa. La flotilla, ha proseguito il direttore nel suo intervento, "da 10 anni è un'operazione di propaganda, tanto è vero che ce ne sono state tante ma noi ne abbiamo vista solo una, che era filmata. I parlamentari erano in diretta televisiva e quando si sono accesi i riflettori in tv, come tanti Schettino sono scappati dalle barche e sono venuti in tv. Stavano finanziando una parte finanziata dal terrorismo che aveva come obiettivo che gli italiani accettassero l'islamismo come una forza positiva contro la cattiva democrazia amica di Netanyahu". A Roma, la sinistra, "ha messo le bandiere pro Pal davanti e ha chiamato assassini i gay e le lesbiche israeliani", ha proseguito il direttore facendo il parallelismo con quanto accaduto al Pride di Budapest, "quelli che vengono dall'unico Stato del Mediorente dove l'omosessualità è legale. Mentre nei Paesi a cui loro facevano riferimento, quei signori che erano qua lì impiccano. Andate a manifestare a Teheran prima di rompere in piazza a Roma e di dire che noi dobbiamo farvi dire le vostre fregnacce, le vostre balle, il vostro finto femminismo, la vostra finta democrazia".

Il ministro Piantedosi "sta combattendo contro l'idea che tutto in Italia si deve poter fare e loro stanno organizzando la piazza con il morto, questo stanno facendo, e lo stanno sperando. E lo dico con contezza: queste cose si sanno", ha detto riferendosi ai movimenti antagonisti che comprendono anche i centri sociali.

"Perché anche i partiti che stanno in parlamento non dicono nulla? Perché sono loro sodali", ha aggiunto, "perché sperano che 3 milioni di islamici in Italia diventino 5 e che con la cittadinanza facile votino per loro".

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