Gli attivisti non vogliono ritirarsi. Atenei e licei restano occupati

"Questa tregua? Non basta per sgomberare". Confermato il corteo milanese di domani

Gli attivisti non vogliono ritirarsi. Atenei e licei restano occupati
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I compagni urlanti e violenti di piazza, e gli occupanti di scuole e università hanno già fatto spallucce davanti all'accordo di tregua per la pace di Israele e Hamas. Anzi, dalle loro parti, l'antagonismo militante sta già portando avanti la narrazione secondo la quale Israele si sposterà con tutto il peso militare contro la Cisgiordania.

Il collettivo rosso che da giorni occupa l'università Statale di Milano ha rilasciato ieri un comunicato in cui condivide «la gioia del popolo palestinese» ma, dicono, la vera responsabile del genocidio è «l'economia di guerra che caratterizza sempre più la società occidentale»: ecco trovato il motivo per continuare a creare un disagio alla società. Perché la colpa è sempre di Israele e dell'Occidente, tanto che, nonostante tutto, è stato chiamato un nuovo corteo a Milano per domani. Lo slogan? «Palestina libera». Ça va sans dire.

Ci sono anche occupazioni iniziate ieri mattina e tra le più eclatanti c'è quella «monotematica sul conflitto» del liceo classico Berchet di Milano, che la rivendica come forma di solidarietà per la Freedom Flotilla bloccata da Israele nell'ultima settimana. Non manca il riferimento allo «Stato che tenta di reprimere il dissenso» e la richiesta di interruzione di ogni collaborazione «con lo Stato criminale e imperialista» di Israele. Nonostante tutto, sono sempre gli stessi slogan e le stesse rivendicazioni, così come a Torino, dove continuano a essere convocate assemblee «intifada» perché, dicono, «la resistenza e il popolo palestinese ci stanno guardando e abbiamo il dovere morale di lottare da qua come abbiamo sempre fatto e come continueremo a fare». Sempre in Piemonte si stanno organizzando ancora le raccolte fondi per pagare i pullman di manifestanti da portare a Udine per la partita tra Italia e Israele (con il megafono di Askatasuna).

A Roma, dal collettivo Virgilio rimbalzano gli slogan «Palestina libera dal fiume fino al mare» e al liceo Tullio Levi-Civita dichiarano che il piano Trump non è «una buona motivazione per sgomberare». La stessa posizione è assunta dal liceo Enzo Rossi, dal Plinio Seniore e dal Machiavelli. Per fortuna c'è chi va controcorrente, come gli studenti del liceo Augusto della Capitale, che hanno aperto una petizione per chiedere che l'istituto, occupato dal 7 ottobre, torni operativo perché «la scuola si vive, non si occupa».

Ma è forse guardando i proclami del Fronte della Gioventù Comunista che ci si può fare un'idea sul perché, nonostante tutto, le manifestazioni, le proteste e le occupazioni per Gaza non si fermino: «Cacciamo il governo Meloni».

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