Dopo De Luca ora Bonaccini: il fronte delle Regioni che vuole sabotare l'autonomia

Dopo la Campania, anche la regione che tra pochi giorni non verrà più amministrata da Bonaccini approva i due quesiti referendari contro la legge Calderoli. Puglia, Toscana e Sardegna proveranno a chiudere il cerchio per non dovere raccogliere le 500mila firme necessarie

Dopo De Luca ora Bonaccini: il fronte delle Regioni che vuole sabotare l'autonomia
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Il Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna ha approvato la richiesta di referendum abrogativo della legge Calderoli sull'autonomia differenziata. Un via libera che è partito con un'iniziativa congiunta del centrosinistra e che ha riguardato anche rappresentanti politici dell'opposizione in Regione: dal Partito Democratico al Movimento 5 Stelle, passando per Europa verde, Emilia-Romagna coraggiosa, Italia Viva, e la Lista Bonaccini presidente. Il voto è arrivato sostanzialmente in "zona Cesarini" rispetto alla conclusione della consiliatura, visto che tra pochissimi giorni il governatore Stefano Bonaccini sarà costretto a rassegnare le dimissioni per potersi insediare come nuovo parlamentare europeo eletto a Bruxelles e Strasburgo: un atto che comporterà lo scioglimento del Consiglio e nuove elezioni locali il prossimo autunno.

Ed è stato proprio il presidente uscente della regione Emilia-Romagna a volere commentare quest'ultimo iter istituzionale sotto la sua gestione, dicendosi soddisfatto di avere portato a termine una "maratona di ventiquattro ore d'Aula per superare l'ostruzionismo della destra", afferma. E così, dopo la Campania lunedì scorso, anche l'Assemblea legislativa emiliano-romagnola ha "appena votato due quesiti referendari per cancellare la proposta sbagliata e divisiva del governo e, in subordine, per stabilire che prima di devolvere qualsiasi funzione, il Parlamento e il governo debbano definire e finanziare i Livelli essenziali delle prestazioni per tutto il Paese".

L'ammucchiata rossa replica quindi, anche nel Nord-Est dell'Italia, quella photo opportunity che era stata scattata negli scorsi giorni davanti alla Corte di Cassazione per depositare il quesito sul referendum abrogativo dell'autonomia differenziata. Là si vedevano i "migliori" esponenti del campo larghissimo: da Fratoianni e Landini a Maria Elena Boschi, a fianco anche di Rosy Bindi che non ha mai avuto storicamente rapporti felicissimi con il mondo renziano. Ora, tuttavia, pur di andare contro al governo Meloni come un sol uomo, si è anche disposti a creare una sorta di inedita accozzaglia che possa tutti insieme personaggi che non riconoscono nell'attuale esecutivo di centrodestra ma che non potrebbero governare in compagnia nemmeno per un minuto.

Eppure Bonaccini era stato uno dei primi sostenitori a questo processo di decentramento che avvicinasse le decisioni ai cittadini e ai territori, ma adesso secondo lui il quadro è cambiato sull'autonomia e non prevederebbe più "unità dell'Italia" e una "logica di solidarietà e uguaglianza dei diritti". La legge Calderoli "non mette un euro sei Lep e prevede invece che in molte materie si possa procedere all'autonomia differenziata senza alcuna garanzia di equità territoriale, rischia di spaccare ulteriormente il Paese su pilastri essenziali quali la sanità e l'istruzione. Per questo va cancellata", conclude. Dopo Emilia-Romagna e Campania, nelle prossime settimane saranno chiamate a pronunciarsi anche Toscana, Puglia e Sardegna hanno già annunciato la propria adesione a questa iniziativa.

E così, col voto di cinque Consigli regionali, sarà possibile chiedere l'indizione del referendum anche senza la raccolta di 500mila firme popolari. La battaglia del nuovo "Front populaire" in salsa italiana è appena cominciata.

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