La segretaria dem, Elly Schlein, va in contromano in autostrada. Prima decide di non andare alla manifestazione organizzata da Giuseppe Conte e poi, all’ultimo minuto, sceglie di accodarsi alle battaglie del Movimento pentastellato. Assiste al delirio di Beppe Grillo senza fiatare. Scena muta sulla violenza verbale, sul “passamontagna” e sulle “brigate di cittadinanza”. Nessuna parola, nemmeno sulle dimissioni di Alessio d’Amato dall’assemblea nazionale del partito. Messa all’angolo, la giovane segretaria prova a tirare in ballo il suo repertorio politico e culturale: paternalismo, sessismo e discriminazioni. Una giustificazione al limite del surreale: il problema è politico in tutto e per tutto.
La giustificazione di Schlein
Accuse di paternalismo, questioni morali legate al sesso e, ancora peggio, tentativi di discriminazione. Attenzione: le parole della giovane segretaria non sono rivolte al governo di centrodestra presieduto da Giorgia Meloni. Può sembrare strano, e per certi versi lo è, ma nel mirino di Elly finisce il suo stesso partito. Il Partito democratico, le sue correnti e i suoi “cacicchi”. Gli stessi che non l’avevano “vista arrivare” ma che ora, a fronte dei pessimi risultati, chiedono il conto. Niente da fare, la leader dem tira dritto. Anche sulla scelta di condividere la piazza con Giuseppe Conte e i suoi.
Le parole di Elly Schlein, riprese dal Corriere della Sera, riassumono perfettamente la confusione politica del “nuovo corso” dem. “Basta con il partito paternalista – si sfoga la leader con i fedelissimi – Ho fatto bene ad andare in piazza. E continuerò a farlo ogni volta che ci sarà bisogno”. Nessun passo indietro, nessun ripensamento. La poltrona per due, che è diventata la piazza per due, è diventata la nuova piattaforma politica del Pd. “Io – continua Schlein – rispondo all’elettorato delle primarie che mi ha votato e che chiede una nuova politica, quindi con me non torneranno mai le vecchie logiche e i vecchi riti correntizi. Io non mi farò ingabbiare”. A costo, ma questo lo aggiungiamo noi, di inseguire il massimalismo pentastellato. “Non torniamo indietro anche perché – spiega Schlein – daremmo l’immagine di un partito paternalista nella mani di pochi saggi, per la maggior parte uomini”. L’accusa di sessismo è dietro l’angolo: “Mi chiedo – dice la leader dem – se sarebbe accaduto lo stesso con un segretario uomo”.
Le contraddizioni politiche del Pd
La risposta, che sicuramente deluderà la segretaria dem, è sicuramente sì. Le critiche che arrivano dalla minoranza dem e le dimissioni degli ultimi riformisti rimasti nel partito non hanno nulla a che vedere con un paternalismo imperante. Le difficoltà di Elly Schlein nascono da contraddizioni politiche tout court. Inseguire la linea radicale e massimalista del Movimento 5stelle è una scelta legittima ma che si discosta completamente dalla politica incarnata negli ultimi anni dal Nazareno.
Mentre i pentastellati continuavano, e continuano tutt’ora, a promuovere una linea anti-atlantista sul conflitto russo-ucraino, il Partito democratico abbracciavano una posizione filo-Usa e fieramente atlantista. Mentre i grillini difendevano il reddito di cittadinanza, il Pd votava contro. La questione, come si può vedere, è strettamente politica.
La situazione, in vista della direzione dem prevista per oggi, la riassume perfettamente un esponente della minoranza del partito ripreso dal Corriere della Sera. “Elly – sintetizza – deve cominciare a fare la segretaria”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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