
Nel corso dell'ultima puntata di In altre parole, trasmissione in onda su La7, è arrivato l'ennesimo attacco di Pier Luigi Bersani contro il governo. Naturalmente l'ex segretario dem ha avuto solo parole al veleno per l'attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Intervistato da Massimo Gramellini, il politico si è scagliato in maniera piuttosto prevedibile contro l'operato del premier.
Il successo dell'accordo preso con l'Albania di Edi Rama? Neppure per idea. Bersani non perdona a Meloni di non essere stata presente al meeting, tenutosi a Tirana, che ha visto presentarsi Gran Bretagna, Francia, Polonia, Germania, Ucraina e Stati Uniti d'America. "Non ha aderito per la seconda volta al gruppo dei ‘volenterosi’ europei, il cui fine era quello di discutere sull'unica cosa vera da fare, cioè il cessate il fuoco. Lei si è giustificata dicendo che non è andata al summit di Tirana con Zelensky, perché non vuole inviare truppe in Ucraina: questo è un modo sciatto e propagandistico di fare politica", ha sentenziato. Il giudizio di Bersani, dunque, è categorico: "La politica estera di Giorgia Meloni non c'è". E, ancora: "Ci ha portati in mezzo all'Atlantico senza sapere da che parte era il mare e ha abbandonato gli unici veri tratti distintivi della politica estera italiana dal dopoguerra oggi. Seconda nostra caratteristica storica, noi eravamo nel Mediterraneo quelli che riuscivano a parlare con tutte e due: Israele e i Palestinesi".
Pier Luigi Bersani non è tenero neppure nei confronti del presidente del Senato Ignazio La Russa. In questo caso a far saltare la mosca al naso di Bersani è stata la posizione di La Russa nei confronti del Referendum dell'8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza. La consultazione porta i cittadini a esprimersi in merito a un accorciamento dell'iter necessario per essere riconosciuti italiani (invece di 10 anni di residenza in Italia si passerebbe a 5) e andrebbe a cancellare una parte del Jobs Act, tornando all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La Russa si è dichiarato favorevole al non voto. "Uno che per scelta decide di non votare è nelle sue prerogative. Che la seconda carica dello Stato, Presidente del Senato, dica di non andare a votare è fuori dal solco. E lui siccome sa di essere seduto sulla sedia della seconda carica dello Stato va a votare. Però fuori dice 'Non andate a votare'. Ma si può essere fatti così?", ha tuonato Bersani. Che però dimentica quando era il Pd a invitare al non voto.
L'ex segretario del Pd ha poi indirettemente elegiato Giulio Andreotti quando ha parlato della delicatissima questione Israele Palestina. "Sono stati tutti meglio di lei.
Noi abbiamo dato dei contributi, perché eravamo quelli che lavoravano per il riconoscimento reciproco. Ragazzi, qui c'è una strage a Gaza che fa paura e non riusciamo a dire una parola. La politica estera italiana è finita, non c’è più", ha ribadito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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