Ormai è ufficiale: sono quattro gli «Ohio» (le Regioni in bilico al Senato, ndr) da cui dipende la maggioranza effettiva nel prossimo Parlamento. E infatti sono quattro le «lettere aperte» agli elettori che Pier Luigi Bersani ha in gestazione e che partiranno la settimana prossima per le quattro regioni più in bilico: Lombardia e Veneto a Nord, dove la rinata alleanza Pdl-Lega (che gli ultimi sondaggi danno in testa soprattutto a Milano) e la variabile Monti possono far saltare due premi regionali essenziali per Palazzo Madama. E poi la Sicilia e la Campania, dove la mancata alleanza con l'Mpa di Lombardo e l'appeal locale delle liste di Ingroia-De Magistris rendono incerta la partita togliendo voti a sinistra e al centro.
La colpa (o il merito, su questo il Pd è diviso) di aver fatto saltare l'accordo con l'ex governatore siciliano, che ora è finito tra le braccia aperte del centrodestra, se la assume l'ex capogruppo dipietrista Donadi. Il quale racconta di aver messo come condizione iniziale a Bruno Tabacci, con cui stava dando vita alla lista centrista satellite del Pd, che non ci fossero accordi con personaggi assai discussi e discutibili, sul piano politico e giudiziario, come Raffaele Lombardo o il calabrese Agazio Loiero (ex Ulivo), suo alleato. Quando ha scoperto che (si dice con l'aiuto e la mediazione di D'Alema) Tabacci stava invece stringendo patti in Sicilia con l'Mpa alle sue spalle, Donadi ha pronunciato il suo «non ci sto», e l'alleanza è andata a monte. Ora, per punizione, Donadi è stato tagliato fuori dalla composizione delle liste, e i suoi candidati di punta, come il presidente onorario di Arcigay Franco Grillini, non gradito ai centristi per la sua militanza pro-gay, sono stati messi in posizioni non eleggibili. Oggi l'ex capogruppo Idv terrà una conferenza stampa per denunciare «gravi scorrettezze».
Un'altra alleanza che salta, anche in regioni dove potrebbe essere utile ad una vittoria molto in forse, è quella con i Radicali. Marco Pannella ieri ha denunciato la «chiusura tetragona» degli aspiranti governatori Zingaretti e Ambrosoli. Il candidato lombardo ha rifiutato l'apparentamento con la Lista Amnistia e Giustizia promossa dai pannelliani, perché «la materia non è di diretta pertinenza regionale». Zingaretti, invece, ha posto una condizione difficilmente digeribile ai Radicali, interni al centrosinistra di cui nella scorsa tornata hanno espresso addirittura la candidata presidente, Emma Bonino. «Ci ha chiesto - denuncia Pannella - di non ricandidare i nostri uscenti». Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, i due consiglieri radicali, non solo sono stati gli unici a votare contro lo sperpero di pubblico denaro a vantaggio dei gruppi consiliari, ma sono quelli che hanno sollevato lo scandalo, rendendo pubblici i segretissimi e grassi bilanci laziali. Spiega Pannella: «Zingaretti ci dice: «Mica posso presentare io le liste senza consiglieri uscenti e poi far candidare gli uscenti radicali».
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