E a sorpresa nell'inchiesta napoletana contro Silvio Berlusconi sulla presunta compravendita di senatori nel 2006 spuntò Romano Prodi. L'allora presidente del Consiglio è stato ascoltato ieri dai pm del Centro direzionale in quanto persona informata dei fatti. Assieme a lui in fila dai pm e alcuni ufficiali del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza nella sede della Direzione nazionale antimafia, in via Giulia, a Roma, anche i senatori Anna Finocchiaro, Giuseppe Caforio e Nello Formisano e il leader dell'Idv Antonio Di Pietro. Una novità che farebbe pensare a una richiesta di giudizio immediato per Silvio Berlusconi, Valter Lavitola e Sergio De Gregorio, accusati di corruzione e finanziamento illecito, saltando l'udienza preliminare. Gli inquirenti avrebbero rinunciato all'idea di ascoltare Berlusconi che aveva chiesto di potersi sottoporre a interrogatorio dopo il 15 marzo adducendo un legittimo impedimento che ha indispettito i pm, i quali ora sembrano voler punire il Cavaliere stringendo i tempi.
Le anomalie sono tante, tanti i conti che non tornano. Come la scelta di ascoltare Prodi, che all'epoca della presunta compravendita di senatori, nel 2006, era da poco presidente del Consiglio alla testa di una maggioranza squinternata e con numeri piuttosto risicati in Senato. Voler fare risalire la caduta dell'esecutivo di centrosinistra al passaggio di Sergio De Gregorio dal centrosinistra al centrodestra, ciò che oggi è sotto la lente di ingrandimento della Procura campana, è però piuttosto capzioso. Il governo Prodi crollò infatti due anni dopo, nel 2008, e in circostanze del tutto diverse. «Quel governo cadde per l'iniziativa della magistratura di Santa Maria Capua Vetere che pur territorialmente incompetente arrestò la moglie dell'allora Guardasigilli Clemente Mastella», ricostruisce il senatore del Pdl Gaetano Quagliariello, che teme che «l'audizione di Prodi e altri autorevoli esponenti del centrosinistra da parte dei pm di Napoli significhi che dalla verifica delle tardive reminiscenze del senatore De Gregorio in merito a presunte dazioni di denaro si sia passati a una sorta di sindacato giudiziario sulle scelte politiche dei parlamentari». «In tal caso - continua Quagliariello - anche senza voler scomodare episodi più remoti l'attualità offrirebbe materiale in abbondanza: dall'annunciato scouting del Pd nei confronti dei parlamentari grillini alla maggioranza che tiene in vita la giunta della Regione siciliana. A meno di non voler pensare che il passaggio dal centrodestra al centrosinistra sia sempre un nobile atto di coscienza e il percorso opposto sia immancabilmente frutto di corruzione». Della stessa idea il capogruppo uscente del Pdl al Senato Maurizio Gasparri: «Il governo Prodi cadde a causa delle dimissioni di Mastella e del voto contrario di diversi senatori, anche di estrema sinistra, molto tempo dopo che il senatore De Gregorio aveva mutato posizione».
A smentire De Gregorio e la sua memoria a orologeria del resto ci pensa proprio Mastella. «La ricostruzione dell'ex senatore si commenta da sola ed appare evidentemente ridicola, farsesca, oltre che falsa». L'ex Guardasigilli si riferisce al fatto che De Gregorio, come riportato da alcuni giornali, avrebbe offerto a Mastella addirittura l'incarico di presidente del Consiglio in cambio del suo aiutino per la caduta del governo Prodi. «Non ricordo di aver mai incontrato De Gregorio al ministero. In ogni caso, non vi sono mai stati tra noi rapporti di consuetudine.
Nel merito, non può di certo apparire plausibile un'offerta fuori di ogni logica politica e istituzionale. Fa sorridere il solo pensiero che qualcuno si sia potuto immaginare nientemeno che al posto del presidente della Repubblica, l'unica figura istituzionale titolata ad assegnare incarichi di premierato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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