La Svizzera ha detto sì a un forte giro di vite sull'immigrazione, compresa quella regolare degli italiani (fenomeno assai diffuso, sotto il nome di frontalierato, lungo tutta la fascia di confine). Il risultato del referendum che si è svolto ieri ha sovvertito le previsioni: il 50,5 per cento dei cittadini elvetici ha risposto sì alla proposta di legge che introduce norme più severe per avere diritto a soggiornare o anche solo lavorare nel territorio della Confederazione.
E questo a difesa dei livelli occupazionali e della situazione economica del Paese. Il referendum, che in Svizzera è strumento legislativo usato con molta frequenza per dirimere situazioni politicamente in stallo, era stato proposto da un partito di destra. L'esito è però andato ben oltre il suo piccolo steccato di consenso politico, prova che il voler arginare l'immigrazione selvaggia è ormai un sentimento trasversale e non più relegato in ambienti della destra. Oggi più d'uno sosterrà che la Svizzera è razzista e baggianate simili. Davvero vogliamo pensare che uno svizzero su due nutre sentimenti xenofobi? E poi attenzione. Non esiste un «popolo svizzero» essendo quel Paese una confederazione tra cantoni abitati da cittadini di lingua e cultura italiana, tedesca e francese.
La Svizzera, insomma, è il concentrato del sentire degli abitanti dei primi tre Paesi europei, al netto dei nazionalismi e dei condizionamenti politici e sociali interni a Francia, Germania e Italia. E soprattutto è una nazione esente dai ricatti dell'Unione europea della quale non fa parte e con la quale ha solo siglato patti bilaterali sulle libertà di circolazione e di commercio (che ora non si sa che fine faranno, ma certo le ripercussioni economiche generali non saranno cosa da poco).
Più che indignarci per razzismi che non esistono, dovremmo compiacerci che ci siano ancora in Europa comunità indisponibili a rinunciare alla propria sovranità, sicurezza e libertà economiche. Ci volevano gli svizzeri per dare un primo, sonoro schiaffone all'ipocrita politica europea. E all'euro tedesco, che di quell'imbroglio è il simbolo oltre che il braccio armato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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