Caso Stamina, se i giudici bocciano gli scienziati

Caso Stamina, se i giudici bocciano gli scienziati

Siamo alla «Medicina giudiziaria». Per il Metodo Stamina è tutto da rifare e Davide Vannoni segna un punto a suo favore nella battaglia contro il ministero della Salute mentre si riaprono le speranze per centinaia di malati che credono in questa terapia. Il Tar del Lazio ha bocciato la composizione del Comitato Scientifico, nominato proprio dal ministero, che aveva bloccato la sperimentazione del Metodo perchè considerato privo di presupposti scientifici e potenzialmente pericoloso per la salute. Ma come è possibile che una terapia bocciata dagli scienziati venga invece, di nuovo, ripescata dai tribunali? Ancora una volta nella tormentata vicenda Stamina il parere della scienza viene scavalcato da quello dei giudici. Il Tar, il tribunale amministrativo del Lazio, infatti accoglie il ricorso di Vannoni che aveva accusato di imparzialità i membri del Comitato Scientifico. Sia chiaro: i giudici amministrativi non entrano nel merito del Metodo Stamina per dire se è valido o no ma danno ragione a Vannoni sulla necessità di rivedere la composizione del Comitato perchè, è scritto nella sentenza, alcuni membri ( come i professori Luca Pani, Nanni Costa, Bruno Dallapiccola) avevano già «espresso forti perplessità o addirittura accese critiche sull'efficacia scientifica del Metodo Stamina». Dunque non è stata garantita «l'obiettività e l'imparzialità del giudizio». Non solo. I giudici chiedono che nel nuovo Comitato siano presenti esperti che «si siano espressi in favore del Metodo» interpellando anche stranieri.
Un passo necessario perchè, sostiene il Tar, i membri del Comitato non avevano neppure preso in considerazione le «cartelle cliniche dei pazienti». A questo punto soltanto «un'approfondita istruttoria» potrà fare chiarezza in modo da non lasciare «margini di dubbio anche ai fautori del metodo in esame». Al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, non resta che annunciare l'immediata attivazione «delle procedure per la nomina del nuovo Comitato su Stamina per non lasciare famiglie e malati nel dubbio». Esulta Vannoni che addirittura vorrebbe vedere il ministro accusato di omicidio colposo . Una cosa è certa : la protesta dei pazienti in attesa della terapia Stamina, che non si sarebbe fermata comunque, non potrà che rinforzarsi dopo la decisione del Tar che ha fissato l'udienza di merito per l'11 giugno.
Quello che il Tar sembra aver ignorato è il fatto che non soltanto i membri del Comitato ma anche tutta la comunità scientifica internazionale si era espressa contro il Metodo Stamina. Non a caso il professor Silvio Garattini fa notare che «sarà difficile trovare esperti di staminali che non si siano già espressi contro Stamina».
Ma se è vero che spetta soltanto al medico o allo scienziato stabilire se una terapia medica sia o meno efficace è altrettanto vero che in questa vicenda sono stati evidentemente commessi errori macroscopici di comunicazione verso i pazienti e i loro familiari da parte delle istituzioni e da parte degli scienziati stessi. Pure la rivista scientifica Nature (che per prima ha pubblicato una stroncatura senza appello del Metodo Stamina) pochi giorni fa ha dedicato alla ricerca nel nostro paese una spietata analisi la cui conclusione è che l'Italia “non è un paese per scienziati“ citando come esempio negativo fra gli altri proprio la gestione della divulgazione scientifica.

Gli scienziati in Italia, scrive Nature, appaiono incapaci di comunicare in modo semplice ed efficace i metodi ed i risultati della ricerca. E infatti alla luce della sentenza del Tar anche uno dei membri del Comitato «bocciato», Bruno Dallapiccola, si rammarica per «l'incapacità di comunicare correttamente le nostre conclusioni».

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