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Il Cav diede una casa a chi era rimasto senza dopo le manette di Di Pietro e la sua falsa rivoluzione

Il merito indiscusso di Berlusconi è aver creato un'alternativa, nel 1994, a chi fino ad allora aveva votato Dc, Psi, Pri, Pli, Psdi, partiti letteralemente spazzati via da Tangentopoli. E poi aver creato l'alternanza di governo

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Oggi molti comuni sono governati dal centrodestra, altri dalla sinistra, l’alternanza di governo - sale della democrazia - è un dato di fatto acquisito nel nostro Paese. Cose che appaiono scontate ma non lo sono affatto. Trent’anni fa era tutto molto diverso. Una classe politica si apprestava a governare il Paese sull’onda di una rivoluzione mediatico-giudiziaria che, lungi dal fare pulizia a 360 gradi, aveva colpito solo una parte dei responsabili degli scandali e della corruzione.

Tutto il sistema politico era corrotto, lo era alle radici, per il finanziamento irregolare che andava avanti dal dopoguerra, dunque era un sistema da condannare nel suo complesso e riformare alla radice. Non c’erano angeli da una parte e demoni dall’altra. Eppure c’era chi voleva farlo credere agli italiani. E quasi stava per riuscirci. Silvio Berlusconi ebbe il merito, nel 1993, di spezzare l’incantesimo, di dire “non ci sto”, di dare un tetto a chi non voleva arrendersi alla presa del potere da parte degli eredi del Pci che, nonostante il cambio di nome e il crollo del Muro di Berlino, non avevano mai fatto i conti con il proprio passato. E che non erano affatto “puliti e immacolati”, come amavano far credere.

È questo uno dei meriti più grandi di Berlusconi, aver rappresentato una via di fuga, una speranza, per tutti quegli elettori che fino a quel momento avevano sostenuto democraticamente le forze politiche moderate. Forze che per 46 anni ininterrotti avevano guidato il Paese, portando avanti il progresso e la libertà. Perché, diciamocelo chiaramente, dal 1948 al 1994 in Italia non abbiamo vissuto in un regime né in un inferno, abbiamo prosperato e siamo cresciuti, tutti insieme, tra alti e bassi, divenendo una democrazia consolidata, anche se con un “peccato originale”: il bipolarismo imperfetto. Ossia, l’impossibilità di avere un’alternanza di governo, per cause di forza maggiore (i blocchi contrapposti Usa-Urss).

Era inevitabile che con la fine della Guerra fredda il mondo sarebbe cambiato e, in Italia, si sarebbero potute aprire nuove strade, ma ciò che è accaduto, dal 1992 in avanti, è sotto gli occhi di tutti. Mani Pulite non fu un’opera di pulizia dai "ladroni della vecchia politica", perché azzerò solo una parte politica, quella maggioritaria, lasciando in piedi l’altra. Questo, inevitabilmente, avrebbe aperto la “stanza dei bottoni” agli ex comunisti, guidati da Achille Occhetto, timoniere della “gioiosa macchina da guerra”, come lui stesso aveva definito l’alleanza dei Progressisti che guidò nel 1994. Ma quella vittoria, tanto sperata dagli eredi del Pci, non arrivò mai.

Berlusconi si mise di traverso, con un’operazione politica formidabile. E uno sforzo di fantasia inimmaginabile. Il Cavaliere riuscì a recuperare larga parte dell’elettorato dell’ex pentapartito, dando una casa a democristiani, socialisti, liberali, repubblicani e socialdemocratici. Aprì loro le porte di Forza Italia, non tanto alla classe dirigente (a una parte di essa sì), ma in primo luogo agli elettori: diede loro una rappresentanza, cercando di tenere insieme diverse sensibilità politiche. Comprese bene gli effetti della nuova legge elettorale e l’importanza di creare delle coalizioni elettorali, in una logica bipolare, per poter vincere e non disperdere voti. Non potendo tenere insieme la Lega Nord di Bossi e Alleanza Nazionale (l’ex Msi), forze in aperta contrapposizione tra di loro, si alleò al Nord con la prima, e al Sud con la seconda. Fu quasi un gioco di prestigio, un escamotage che gli portò il successo e l’ingresso a Palazzo Chigi. Esperienza di governo che durò pochi mesi, lo sappiamo, ma aprì la strada alla nascita del centrodestra italiano, con le sue successive evoluzioni.

L’idea originale del Cavaliere era quella di creare un soggetto politico di ispirazione liberale, un rassemblement moderato in grado di tenere insieme varie correnti di pensiero: cattolici, socialisti, liberal conservatori, autonomisti, destra nazionale. Un’impresa difficilissima, quasi impossibile, che solo un leader carismatico avrebbe potuto mettere in piedi.

Il merito indiscusso di Berlusconi è stato questo: saper indicare una strada alternativa, mettendo insieme intelligenze diverse per portare avanti un progetto, complesso ed estremamente difficile, basato sulla volontà di non arrendersi all’inevitabile, a ciò che era già scritto, la vittoria di chi avrebbe ricevuto le redini del comando senza neanche doversi sporcare le mani né combattere. Berlusconi restituì all’Italia la normalità: mise in campo un’alternativa e, in secondo luogo, diede vita all’alternanza di governo, per la prima volta in Italia.

Due meriti che nessuno mai potrà negare al Cavaliere.

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