Il Cav fa il miracolo alle urne e i pm tornano all'attacco

Marzo di fuoco per Berlusconi, vanno a sentenza i tre processi aperti in corso a Milano. La tregua elettorale è finita: udienze a tappe forzate per concludere tutto entro il mese

Il Cav fa il miracolo alle urne e i pm tornano all'attacco

Tregua finita. I giudici milanesi che, volenti o nolenti, si erano rassegnati a congelare i processi a Silvio Berlusconi almeno nella fase più rovente della campagna elettorale, ora - senza nemmeno che ci sia bisogno di attendere la proclamazione ufficiale del nuovo Parlamento - si ritengono sciolti dai vincoli di rispetto verso gli impegni politici del loro imputato. E si preparano a recuperare il tempo perduto facendo partire - pigiata in un numero di giorni straordinariamente breve - la fase finale dei tre processi, apparecchiando al Cavaliere un marzo di fuoco. Se la Procura dovesse raggiungere i suoi obiettivi, prima della fine del mese Silvio Berlusconi potrebbe ritrovarsi sulla groppa tre pesanti condanne. E con il rischio ormai a portata di mano di essere costretto ad abbandonare per via giudiziaria lo scranno di senatore appena conquistato, a causa della interdizione dai pubblici uffici.

È uno scenario complesso, quello che occuperà quasi per intero la ribalta del Palazzo di giustizia milanese a partire da venerdì prossimo. Vanno verso il dunque tre processi diversi per genesi e peso specifico delle accuse, ma in tutti e tre i processi il Cavaliere e i suoi difensori non hanno fatto mistero di considerarsi di fronte a tribunali non imparziali, se non a sentenze di condanna già scritte. Caso Ruby; diritti tv; Unipol-Fassino. È su questi tre versanti che si giocherà la sorte processuale di un imputato che finora è uscito incolume da quasi vent'anni di vicende giudiziarie. Ma che mai si era trovato contemporaneamente al centro di un simile triangolo delle Bermude.

Il primo appuntamento è già per dopodomani, nell'aula del processo d'appello per i diritti tv. È la vicenda dei film americani comprati da Mediaset per trasmetterli sulle sue reti: secondo l'accusa, gonfiando i prezzi per creare fondi neri e frodare il fisco. È un processo tecnicamente complesso, perché si muove tra normative societarie e tributarie, ma che potrebbe avere conseguenze dirompenti anche a breve termine. In primo grado, infatti, Berlusconi è stato dichiarato colpevole di frode fiscale, e condannato a quattro anni di carcere, di cui tre condonati per indulto; ma soprattutto gli è stata applicata la pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Tra i «pubblici uffici» ci sono anche le cariche parlamentari. Venerdì è fissata la requisitoria del procuratore generale Laura Bertolè Viale che chiederà la conferma della condanna. Il 23 marzo si va a sentenza. Se la Corte d'appello dovesse confermare, solo il vaglio della Cassazione separerebbe il Cavaliere dalla espulsione per via giudiziaria dal Senato.

Prima della sentenza per i diritti tv, ne arriverà però un'altra: giovedì 7 marzo il tribunale pronuncerà la sentenza a carico di Berlusconi e di suo fratello Paolo per la pubblicazione sul Giornale nel dicembre 2005 di una intercettazione, ancora coperta da segreto istruttorio, tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, allora segretario dei Ds e amministratore di Unipol. Per il Cavaliere il pm Maurizio Romanelli ha chiesto un anno di carcere: ma è il processo in cui i margini di assoluzione si presentano più ampi, se si ricorda che la stessa Procura al termine delle indagini preliminari aveva chiesto (invano) che la posizione di Silvio Berlusconi venisse archiviata.

E poi c'è Ruby. Il processo dei processi, il caso planetario che ha portato e porterà nelle aule del palazzaccio milanese i cronisti di mezzo mondo. Già lunedì prossimo, quando ripartirà dopo la pausa elettorale, ma soprattutto venerdì 8, quando Ilda Boccassini e il pm Antonio Sangermano dovrebbero pronunciare la loro requisitoria. Berlusconi qui è imputato di concussione e utilizzo della prostituzione minorile, e in tribunale impazza il toto-requisitoria: quanti anni chiederà la Procura? C'è chi dice sette, chi dice anche di più.

Sarà comunque una requisitoria basata su indizi e prove logiche, perché in due anni di processo la prova diretta di nessuna delle due accuse è saltata fuori. Ma questo dovrà valutarlo il tribunale presieduto dal giudice Giulia Turri quando - il 18 marzo o al più tardi il 25 - dovrà pronunciare la sentenza.

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