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Il Cavaliere parla dei lager. E l'eurosinistra si scatena

L'ex premier torna sulla polemica con Schulz: "Per i tedeschi i campi di concentramento non sono mai esistiti". Il Pse, indietro nei sondaggi, usa il pretesto per scatenare l'offensiva

Il Cavaliere parla dei lager. E l'eurosinistra si scatena

A vanti... Marsch! Contro Berlusconi. La sinistra suona la carica contro il redivivo Cavaliere, reo di aver ricordato la battuta del luglio 2003 su Martin Schulz, candidato dal Pse alla presidenza della Commissione Ue. Punta di diamante della sinistra europea, Schulz, è una vecchia conoscenza di Berlusconi. Celebre per la sua acredine nei confronti del Cavaliere, il tedesco è sempre entrato a gamba tesa contro il leader di Forza Italia, invadendo il campo di gioco senza fare una piega. E ieri, il pretesto per imbastire l'ennesima campagna di odio gliel'ha data proprio Berlusconi. Alla presentazione dei candidati di Forza Italia per le Europee, Berlusconi ha rievocato l'episodio del «kapò». «Non volevo offenderlo - ricorda -. Ho fatto soltanto una battuta. Feci un collegamento involontario con un telefilm degli anni Sessanta, Gli eroi di Hogan, e gli offrii un lavoro come kapò. Le mie televisioni avevano trasmesso 108 telefilm inglesi, Hogan's Heroes, che erano ambientati in un campo di concentramento inventato con un capo del campo, un kapò, vittima di tutti gli scherzi che facevano. E come si chiamava? Si chiamava Schulz». E quindi: «Gli dissi del kapò sorridendo, celiando, con la mia solita ironia e non facendo un'offesa quindi, ma pensando di fargli un complimento: errore fondamentale».

Il Cavaliere ha quindi invitato a non votare le forze che fanno parte del Pse, anche perché «lì c'è quel signore che si chiama Schulz, a cui io involontariamente ho fatto una campagna straordinaria, che non ha grande simpatia non solo per Berlusconi, ma per l'Italia: dunque votare per la sinistra significa votare per lui». E ancora: «Non lo volevo offendere ma apriti cielo, perché i tedeschi, per loro, i campi di concentramento non sono mai esistiti. I campi di Katyn, invece, sì; quelli tedeschi, no».

Benzina sul fuoco. La sinistra europea, in svantaggio sul Ppe per un soffio, è partita lancia in resta contro Berlusconi, reo di aver accusato i tedeschi di negazionismo. Il presidente del Pse, Sergei Stanishev, ha chiesto al Ppe, a Juncker e ad Angela Merkel di condannare le «spregevoli» affermazioni di Berlusconi. Mentre il socialista austriaco Hannes Swoboda ha sentenziato che «Forza Italia non può più stare nel Ppe».

Insomma, un putiferio. Il Cavaliere minimizza: «Sono sempre i soliti. Hanno estrapolato una mia frase. Ma come si fa?». Se ne cruccia relativamente, Berlusconi: «Tanto gli italiani sanno perfettamente chi è Schulz...». È il campione teutonico dell'antiberlusconismo militante. Uno che più volte ha sputato veleno sull'Italia. Lo fece in piena campagna elettorale nel febbraio 2013: «L'Italia si merita di meglio, deve voltare pagina - disse parlando di Berlusconi -. L'Europa ha bisogno di un'Italia con un governo progressista». In dicembre disse addirittura che il Cavaliere è «una minaccia per l'Italia e la Ue»; mentre quando Berlusconi rassegnò le dimissioni dichiarò che «era un evento da celebrare». E ieri? Occasione per altro arsenico: «Berlusconi è sinonimo di odio, invidia e litigio - ha detto Schulz -. Vuole mettere i popoli uno contro l'altro per ottenere un vantaggio per sé».

Renato Brunetta parla chiaro: «Schulz ha già offeso in diverse occasioni il nostro Paese e Berlusconi. Che proprio lui ci venga a fare la morale è singolare e fuori luogo. Degli insulti intrisi d'odio e delle stupidaggini del signor Schulz ne abbiamo abbastanza.

L'Italia è un grande Paese e non vuole avere a che fare con simili euro-burocrati in permanente ricerca di visibilità».

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