Il centrodestra già guarda al voto per Palazzo Marino. Il nodo della tempistica

Fdi e Lega evocano le dimissioni: "Non per l’inchiesta, per come ha governato"

Il centrodestra già guarda al voto per Palazzo Marino. Il nodo della tempistica
00:00 00:00

Sull’inchiesta della procura di Milano e sulle responsabilità di Giuseppe Sala il centrodestra continua a tenere il duplice approccio dell’assedio prudente.
Nessuno sconto al sindaco, non da oggi giudicato «inadeguato».
Ma pure nessuna richiesta esplicita di dimissioni, che al massimo vengono evocate chiedendo a Sala di verificare se ha ancora i numeri per andare avanti. Con delle eccezioni, ovviamente, perché se si aprisse davvero la strada a uno show down a Palazzo Marino è evidente che Fdi, Lega, Forza Italia e Noi moderati hanno interessi diversi e in alcuni casi contrastanti.

Così, dopo che giovedì sera al Tg1 Giorgia Meloni ha sostanzialmente frenato dicendo che «un avviso di garanzia non porta necessariamente alle dimissioni», ieri anche Ignazio La Russa ha ricalibrato quella che all’inizio sembrava essere la richiesta esplicita di un passo indietro. Che il presidente del Senato ora si limita a evocare indirettamente. «Non chiedo le dimissioni per l’azione giudiziaria, ma - dice - la giunta Sala deve dimostrare di avere la maggioranza sull’urbanistica. Altrimenti ne tragga le conseguenze». E nelle varie dichiarazioni di giornata da parte di esponenti di Fdi, si coglie chiaramente qual è la linea di via della Scrofa: Sala non si deve dimettere per l’inchiesta, ma per come ha amministrato in questi anni.

Posizione più sfumata, invece, quella di Forza Italia. Che punta sì il dito contro quello che il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri definisce «l’evidente fallimento» di Sala, ma senza alcuna richiesta di dimissioni. «Il nostro garantismo non cambia quando in vicende giudiziarie sono coinvolti sindaci di centrosinistra», dice l’azzurro Alessandro Cattaneo. «Ve la ricordate la piazza forcaiola con la bava alla bocca che chiedeva le dimissioni di Toti? Qui sta la differenza: nessuna piazza e presunzione di innocenza prima di tutto», aggiunge Enrico Costa.
Una posizione simile a quella di Fdi, invece, la tiene Matteo Salvini.

«Non commento le inchieste», è la premessa del vicepremier. Che poi aggiunge: «A Sala e alla sinistra che non governa Milano da troppo tempo contesto l’immobilità.
Sarebbe opportuno che i cittadini potessero tornare ad esprimersi».

Con un corollario: il centrodestra deve «accelerare» sulla scelta del candidato sindaco di Milano e indicarlo «entro l’autunno».
D’altra parte, la sensazione che attraversa la politica milanese è che la frana giudiziaria sia solo all’inizio e, soprattutto nel centrodestra, in pochi scommettono sulla tenuta di Sala se le pressioni dovessero farsi ancora più stringenti.

Che salti il banco, insomma, viene dato per probabile. Il problema sono i tempi. Se l’implosione avvenisse a breve, infatti, il candidato sindaco con più chances sarebbe il leader di Noi moderati Maurizio Lupi, che nella politica milanese naviga da decenni e non avrebbe problemi a mettersi in pista da un giorno all’altro. Con buona pace di Salvini e per certi versi anche di Forza Italia. Il leader del Carroccio, invece, potrebbe puntare o sul sottosegretario leghista Alessandro Morelli o sull’ex rettore del Politecnico Ferruccio Resta. Quest’ultima soluzione, civica, avrebbe però bisogno di tempi più lunghi.

Ma la tempistica è fondamentale anche per altre due ragioni. Con uno show down a breve, infatti, la partita per Milano finisce dritta nella trattativa già in corso- e con fatica - per le cinque regioni che andranno al voto entro fine anno.

Con tempi più lunghi, invece, il centrodestra può sperare che al Senato, dove è attualmente in discussione, passi la norma che toglie i ballottaggi nei comuni con più di 15mila

abitanti nel caso al primo turno uno dei candidati arrivi al 40%. Una vecchia ambizione del centrodestra - il cui elettorato è più restio a votare al secondo turno - che potrebbe pesare non poco nella corsa a sindaco di Milano.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica