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Che Islam rappresenta il partito dei musulmani?

Se un partito che si richiama esplicitamente all'identità religiosa islamica nasce in un Paese occidentale, sarebbe quantomeno doveroso chiarire che tipo di Islam intende rappresentare

Che Islam rappresenta il partito dei musulmani?

Gentile Direttore Feltri,
nasce a Roma per partecipare alle prossime amministrative cittadine il nuovo soggetto politico Mu.Ro.27, il partito dei Musulmani per Roma 2027. Sono proprio curioso di vedere chi si venderà l'anima a questi signori che si rifanno alle leggi islamiche, (Corano, Sharia, l'Apostasia) per guadagnare consenso. Mi auguro, ma sono sicuro, che nessun partito dell'attuale maggioranza scenderà a patti con costoro che, per quanto mi riguarda, sono ospiti «non graditi». A sinistra invece, credo che sgomiteranno per farseli amici. Dalla Schlein a Zan, da Soumahoro, a Conte, da Fratoianni alla Albanese, faranno a gara per trovare un qualche punto di sintesi sul quale poter convergere, come ad esempio la lapidazione per gli amanti, l'impiccagione per drogati e omosessuali, il taglio della mano per i ladri, l'istituzione di scuole coraniche, dove imparare il Corano a memoria. Sono proprio curioso in questo caso di vedere che faranno e diranno i vari Parenzo, Lerner, Fiano.

Rocco Bruno

Caro Rocco,
dico subito che condivido in pieno la tua inquietudine. L'annuncio della nascita del partito Mu.Ro.27, che dovrebbe raccogliere i «Musulmani per Roma 2027», non è una faccenda folcloristica né un episodio minore di colore politico: è un fatto serio, che merita un'analisi altrettanto seria. E, soprattutto, sincera. Perché vedi, il punto non è stabilire se un gruppo di cittadini abbia o meno il diritto di organizzarsi politicamente: in democrazia lo hanno tutti, purché rispettino la Costituzione. Il problema, enorme, è capire che cosa vuole esattamente questo partito. E qui casca l'asino: non c'è uno statuto, non c'è una piattaforma programmatica, non c'è una dichiarazione d'intenti, non c'è un documento che specifichi quali siano le norme, i valori, i principi e le priorità di questo nuovo soggetto politico. In pratica, non sappiamo nulla. E quando non c'è chiarezza, non c'è tranquillità, ma c'è preoccupazione.

Perché se un partito che si richiama esplicitamente all'identità religiosa islamica nasce in un Paese occidentale, sarebbe quantomeno doveroso chiarire che tipo di Islam intende rappresentare: quello moderato e compatibile con la nostra civiltà? Quello che accetta le leggi dello Stato? Quello che riconosce la parità tra uomo e donna, la libertà personale, la laicità delle istituzioni? Oppure, come purtroppo accade ovunque nel mondo islamico, si parla di un Islam che considera superiori le leggi religiose rispetto a quelle civili, che ritiene ammissibile la poligamia, che pretende sottomissione femminile, che giustifica la punizione dell'apostasia, che diffida della libertà individuale e considera peccato tutto ciò che non rientra nelle regole di un codice medievale? Il punto è che non ce lo dicono. E questo silenzio non rassicura affatto: lo amplifica il timore. Tu citi giustamente Corano, Sharia e Apostasia. Non perché dobbiamo giudicare una religione in sé, ma perché ovunque questi principi diventino anche principi politici, Iran, Pakistan, Afghanistan, Somalia, Yemen, eccetera, fioriscono regimi che definire illiberali è un complimento. E nel momento in cui un partito dichiara di ispirarsi a quelle radici culturali, sarebbe doveroso, e lo ripeto, doveroso, rendere chiaro se intenda portare quelle logiche anche qui. Invece, assistiamo al contrario: una reticenza sospetta, un linguaggio fumoso, un vago richiamo alla «partecipazione», ai «diritti», all'«inclusione», parole bellissime, che però nel loro vocabolario spesso significano altro. E intanto qualcuno, a sinistra, già si strofina le mani, pronto a gettarsi nella solita gara di servilismo culturale, quella che tu giustamente evochi.

La Schlein, Zan, Soumahoro, Fratoianni, Conte, e tutta la comitiva dell'ideologia illimitata correranno a presentare il nuovo partito come una «grande occasione di pluralismo», senza rendersi conto che il pluralismo è possibile solo quando tutti accettano le regole del gioco democratico. Tutti, non solo gli italiani.

La sinistra italiana è così: quando c'è da difendere un'identità religiosa rigida e incompatibile con la nostra tradizione, si commuove; quando c'è da difendere un cristiano perseguitato o un occidentale minacciato, si distrae. È l'antropologia della sinistra: farsi paladina di tutto ciò che può indebolire la nostra civiltà e accusare di «fascismo» chiunque osi dire che forse, magari, non è il caso. Ma veniamo al punto decisivo. La nascita di questo partito non è, come vorrebbero far credere, un gesto innocente di democrazia partecipata, bensì una prova di penetrazione culturale e politica.È l'ennesimo tentativo di introdurre, nel cuore delle istituzioni italiane, un modello di comunità che non ha mai brillato per integrazione, per rispetto delle nostre norme, per adesione ai valori occidentali.

Un partito islamico, che non specifica quale Islam rappresenti, è già di per sé una contraddizione in termini. Un partito religioso, in uno Stato laico, non è un problema. Un partito religioso che non accetta la laicità dello Stato, invece sì. Ed è questo che temiamo. È questo che nessuno osa dire, per paura di essere accusato di razzismo. È questo che dobbiamo denunciare con coraggio: non la fede in sé, ma la volontà di trasformarla in potere politico, in un Paese che, con tanti difetti, resta una democrazia libera. Se domani nascesse un partito cattolico che proponesse di reintrodurre l'Inquisizione, sarebbe legittimo criticarlo.E allora perché dovremmo applaudire un partito islamico che non dice chiaramente di voler prendere le distanze da lapidazioni, mutilazioni, punizioni corporali, discriminazioni sessuali e famigerata «legge di Dio»? La risposta è semplice: non dobbiamo applaudirlo. Dobbiamo vigilare.

E finché non avremo uno statuto, un programma, una dichiarazione incontrovertibile di adesione ai valori costituzionali occidentali, non alle interpretazioni personali del Corano, questo partito non merita un solo voto. Men che meno merita la complicità morale di partiti che già oggi piegano la testa davanti all'Islam politico pur di racimolare qualche consenso nelle periferie.

Ci vuole coraggio, oggi, per dire che non tutto si può accettare in nome dell'inclusione. Io questo coraggio ce l'ho. E anche tu, mi pare. Continua a scrivere. La verità, in Italia, è merce rara. E qualcuno deve pure dirla.

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