Che orrore la storia delle due bambine cresciute in fretta

Che orrore la storia delle due bambine cresciute in fretta

Nei prossimi mesi gli inquirenti, gli avvocati di parte, i cronisti proveranno a formulare ipotesi sul movente che ha spinto le due quindicenni di Udine, a provocare la morte, con dolo o per colpa, dell'anziano amico della nonna a cui una di loro veniva spesso affidata.
Il procuratore ha già detto che le indagini saranno lunghe, a lui l'accertamento dei fatti. Una domanda però anticipa tutte le altre. È legittimo che un sessantasettenne e due quindicenni si frequentino e trascorrano la domenica insieme, nella stessa casa bevendo lambrusco? L'autopsia ha accertato il consumo di alcol della vittima. Le ragazzine al vino avevano aggiunto anche qualche spinello. Si può paragonare ad un nonno, come classicamente si intende, un uomo che permette uso ed abuso di alcolici e cannabis a due ragazzine?
Non si può far finta di non vedere che la causa prima di questo omicidio sia un rapporto che non avrebbe dovuto esistere e di certo non con quelle modalità.
Si può nascere, come insegna la criminologia, con una propensione genetica a comportamenti aggressivi, ma questo non costituisce, fortunatamente, un destino ineluttabile. L'adolescenza è quella fase del ciclo di vita in cui il giovane in preda a forti perturbazioni deve costruirsi un'identità. Alla sua formazione contribuisce in modo determinante l'ambiente in cui si vive. Conquistare l'autonomia dalla famiglia, sperimentare l'amicizia e l'amore tra coetanei, significa imparare il rispetto dell'altro e delle regole che si stabiliscono in un gruppo di pari. Diventare adulti. È un'impresa difficile e a tratti rischiosa che deve avvenire sotto il controllo vigile dei genitori e della scuola che hanno il compito di evitare che nell'esercizio della libertà possano farsi del male.
Molti studi scientifici testimoniano come il processo sia sempre più complicato. L'Osservatorio Adolescenti della Società Italiana di Pediatria rileva che il bullismo in Italia ha assunto toni allarmanti. Il bullo è un adolescente che in famiglia non si sente considerato e approvato. Prova ad emergere attraverso l'esibizione di comportamenti vessatori sui coetanei per un desiderio incontrollato di affermazione.
Una ricerca pubblicata su Jama Psichiatry conclude che il bullo, e le sue vittime, incorreranno in psicopatologie invalidanti come la dipendenza da sostanze e il disturbo antisociale. E la scuola che fa? Cerca di sopravvivere alle continue riforme. Uno studio della Queen University, in Canada, correla l'abitudine di consumare i pasti in famiglia con la salute mentale degli adolescenti. Antica consuetudine che stiamo perdendo. Le coppie italiane hanno legittimamente goduto della legge per il divorzio a cui dopo anni è seguita anche quella per l'affidamento condiviso. Figli divisi a metà senza una base sicura che assistono alla guerra tra madri e padri in separazione.


L'università di Denver, testimonia che i giovani non credono più nell'amore, 7 su 10 preferiscono amicizie sessualizzate al fidanzato vecchio stile con cui progettare il futuro e incorrere in quella ubriacatura che solo l'innamoramento può dare, che provoca un benessere psicofisico generale che di certo non si può paragonare a quello che Mirco Sacher propose alle due quindicenni quella maledetta domenica e che con tutta probabilità fu la causa della sua morte.

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