Politica

Ciocchetti lancia il suo movimento

Dopo questi ultimi smottamenti nell'area del centro destra e davanti all'evidente crisi dei partiti qual è per lei il futuro alternativo alla sinistra?

"Vogliamo dare vita ad un Partito nuovo nel perimetro del centrodestra che non sia legato alle sorti di una sola persona e che non sia leaderistico, come è accaduto fino ad oggi per  tutti i partiti che hanno caratterizzato gli ultimi 20 anni della nostra storia politica; e non mi sto riferendo solo al partito di Berlusconi ma a tutti i grandi partiti italiani nei quali è sempre esistito un capo che decideva per tutti. Noi vogliamo dire basta a questo metodo e dare spazio a tutta quella fascia di quadri intermedia che fino ad oggi è stata schiacciata dai capi dei partiti". 

Onorevole Ciocchetti, sappiamo che insieme al suo movimento Idee più Popolari ha deciso di aderire ad Officina per l’Italia. Ce ne parla?

"Officina per l’Italia - l’iniziativa lanciata da Giorgia Meloni -  nasce con l’obiettivo di dare vita ad  un partito che sappia “mettere insieme” più culture politiche: quella della destra democratica, quella liberal e quella democratico-cristiana, tutte culture alternative a quelle della sinistra italiana. Questo partito non dovrà essere semplicemente un allargamento di Fratelli d'Italia, perché in questo caso non ci farebbe fare il salto di qualità necessario ad intercettare nuovi voti. L’appello che lancio a Fdi è di avere più  coraggio nel mettersi in campo a 360 gradi".

Parliamo quindi di un partito nuovo?

"Si e vorrei aggiungere che sono fermamente convinto che costruire un partito nuovo “della Terza Fase” non sia un’impresa semplice perché ogni anima che andrà a costituirlo dovrà essere disposta a rinunciare a qualcosa che è da sempre legato alla propria storia, ai propri simboli e ai propri ricordi. Miriamo a costruire un partito forte, non nostalgico e post ideologico, capace di parlare di futuro e che si dimostri fattivo, in grado di elaborare contenuti valoriali, economici e sociali chiari ed attuabili; che sia in grado di rilanciare un sistema elettorale bipolare maturo, restituendo ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti; un partito inclusivo e non esclusivo. Questo partito dovrà saper “mettere insieme”, tramite una logica nuova, le culture divisive della Prima Repubblica, cercando di far prevalere gli elementi aggreganti.  Lo sforzo è quello di riconoscere dignità a ciascuna delle culture che costituiscono l’Officina, con equilibrio e con comune impegno nel rispetto del passato di ciascuno".

Che obiettivi avrà questo partito?

"L’obiettivo per il presente e il futuro è quello di costruire un soggetto nuovo in grado di aggregare contenuti e persone al fine di aiutare l’Italia ad uscire dalla drammatica situazione economica e sociale in cui si trova; ma anche capace di ricostruire i valori fondanti della nostra “identità”, rilanciando una nuova “sovranità” della nostra Nazione sempre in un contesto europeo e mondiale che non può essere abbandonato per un vetero isolazionismo, ma rilanciato come opportunità e non come problema. Questo progetto politico sarà aperto a tutti quelli che sono in cerca di qualcosa di nuovo nel centrodestra italiano". 

La sua esperienza politica è da sempre legata a Roma, come valuta i primi mesi dell'amministrazione Marino?

"Roma sta male per tanti motivi; sicuramente riflette la crisi italiana ed internazionale ma anche la carenza delle scelte politiche del Sindaco Marino. Il modello alternativo proposto dal Sindaco Marino in campagna elettorale infatti  non è stato attuato in questi mesi. Roma è totalmente ferma. Sono stati bloccati tutti gli atti pronti prima del suo arrivo - che avrebbero potuto dare un minimo di sollievo alla crisi economica e sociale della Capitale - e nel frattempo non si è attivato nulla di nuovo che potesse dare, in modo diverso, una risposta al dramma delle famiglie, delle imprese, delle nuove generazioni che in questa città non riescono ad immaginare un futuro.

Marino ha già scatenato la guerra mondiale di tutte le categorie produttive, compresa addirittura  la Lega Coop, inimicandosi i romani e la sua stessa maggioranza".

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