Roma - È iniziata la campagna elettorale dei ministri del governo Monti: se tre indizi fanno una prova, tre interviste fanno quasi una discesa in campo. Paola Severino, Annamaria Cancellieri e Renato Balduzzi riempiono una pigra domenica da controesodo politico con argomentazioni e toni che sembrano davvero aprire la strada a una candidatura alle prossime elezioni, in ordine sparso o nello squadrone di ispirazione montiana che sogna Pier Ferdinando Casini. Se ci mettete che anche Corrado Passera ed Elsa Fornero nei giorni scorsi al Meeting di Cl hanno tenuto il loro comizietto, il quadro è completo. Del resto occorre affrettare i tempi: i segnali che arrivano dalla maggioranza che sostiene il governo, in particolare dal Pd, fanno temere la possibilità che la spina al governo dei tecnici possa essere presto staccata, anticipando il voto.
La sparata più grossa è di Paola Severino, ministro della Giustizia, che alla Stampa promette grandi novità sul fronte del processo civile, da lei definito «un malato al quale abbiamo dedicato già molte cure, ma che ha bisogno di riceverne ancora». La Guardasigilli elenca le cose fatte («ricordo il filtro in Appello: in prospettiva ci permetterà di non accumulare più arretrati») ma soprattutto svela una sua grande idea: «Aggredire l'arretrato esistente» con un'apposita task force. «Un'ipotesi è formare dei gruppi di lavoro composti da un magistrato e due avvocati. Abbiamo fatto delle simulazioni: se applicassimo 200 persone a smaltire le cause in Appello che sono in attesa di decisione da oltre tre anni, calcolando 40mila sentenze l'anno, impiegheremmo 5 anni per azzerare l'arretrato».
Altro quotidiano, il Messaggero, e altro ministro in vena di promesse. «Insieme al ministro Severino - spiega Annamaria Cancellieri, titolare dell'Interno - stiamo elaborando una serie di norme che intervengono a modificare il sistema legislativo in materia di beni confiscati alla criminalità organizzata». Anche perché «non ci sono sviluppo e crescita per il Paese se non c'è sicurezza». E poi: «Dove le Province verranno meno dobbiamo comunque garantire la sicurezza dei cittadini e quindi stiamo lavorando a una sorta di mini-prefetture o comunque di presidi dello Stato sul territorio». Infine un altro tema sensibile e molto caro all'opinione pubblica: le scorte. «C'è già stata una riduzione per i livelli di rischio più bassi e adesso vogliamo rivisitare tutto il sistema», anche se «occorre garantire la sicurezza degli scortati, perché abbiamo ancora ferite aperte che non si sono rimarginate». L'inquilina del Viminale fa anche una facile profezia: «Tutti gli autunni sono caldi dal punto di vista sociale. Il rischio è che questo possa essere più caldo degli altri. Serve molta vigilanza. Però questo Paese ha sempre dimostrato di saper superare le difficoltà e anche questa volta ce la farà».
Il terzo ministro intervistato - stavolta da Repubblica - è quello della Sanità Renato Balduzzi. Che usa addirittura toni da dopo di me il diluvio: «Fintanto che sarò io il ministro non ci sarà privatizzazione della Sanità». E poi: «Non faremo un'altra spending review sulla Sanità, ma dobbiamo pensare ad attuare quella che è stata fatta».
E ancora, sulle liberalizzazioni: «La nostra linea di politica sanitaria è quella di confrontarsi con le corporazioni e le lobby ma di non farsene automaticamente condizionare». E pensare che pochi mesi fa (ma pare un secolo) gli allora neoministri del governo Monti erano alacri e silenziosi, sconosciuti e perfino un po' lunari nella loro distanza dal circo mediatico. Viene quasi nostalgia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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