Conte in tour manettaro (ma dimentica Grillo...)

Parallelo a quello che Tadej Pogacar sta dominando su due ruote, un altro giro d'Italia si sta svolgendo in queste settimane

Conte in tour manettaro (ma dimentica Grillo...)
00:00 00:00

Parallelo a quello che Tadej Pogacar sta dominando su due ruote, un altro giro d'Italia si sta svolgendo in queste settimane. In pochette rosa - la maglia poco si addice agli statisti - Giuseppe (...)

(...) Conte macina chilometri e arriva sempre primo sul traguardo di ogni tappa. Nel suo tour delle manette, il leader del M5s si è precipitato a Bari, annusando l'aria mefitica dell'inchiesta che ha toccato il sindaco dem Decaro e il governatore Emiliano; poi è apparso a Torino in seguito ai guai del capogruppo Pd in Regione; infine ieri è andato in fuga a Genova, sulla scia dell'affaire Toti. L'avviso di garanzia per lui è un colpo di pistola al via. Basta quello e lui si fionda al traguardo per processare in piazza i presunti corrotti.

Ora, ciascuno guida il suo partito come crede. E se ad alcuni questa sorta di volteggio vagamente sciacallesco sugli avversari di volta in volta indagati può sembrare prematuro e di pessimo gusto, dal punto di vista di Conte la cosa ha un senso, e riconnette l'elettorato con l'anima più genuinamente

manettara del Movimento. Quella uscita un po' appannata da certe disavventure dei sindaci pentastellati. Perché la prima cosa che verrebbe da dire all'ex premier è molto banale: saltabecca di città in città per puntare il dito contro le malefatte degli amministratori altrui perché i suoi sono estinti, decimati prima dalle inchieste (da Nogarin a Livorno alla Appendino a Torino, fino alla Raggi a Roma, indagata e poi assolta, anche se ai giustizialisti duri e puri l'esito dei procedimenti non interessa) e a seguire dagli elettori.

Ci permettiamo però di dare un consiglio a Conte per la prossima tappa del suo tour. Dato che già si trova a Genova, potrebbe scalare le colline di Sant'Ilario - pochi chilometri, una sgambata per lui che passa dalla Puglia alla Liguria. Qui, potrebbe fermarsi a citofonare a Villa Grillo, per chiedere a Beppe, fondatore del Movimento da lui guidato, a che punto è l'inchiesta che lo vede indagato con accuse molto simili a quelle mosse al governatore Toti. Ossia aver promesso a Vincenzo Onorato del gruppo Moby pressioni sui ministri grillini (del governo Conte) per venire incontro alle esigenze della compagnia navale

in difficoltà, legata a Grillo da un'amicizia di vecchia data e da un «accordo di partnership» da 240mila euro, parzialmente versati al M5s.

Conte non si affretti, in questa tappa il gruppone è distante e lento. Ma non lento quanto la procura di Milano, che per quella faccenda ha notificato la chiusura di indagini il 10 marzo. Del 2023.

Da allora, tutto tace e langue, e di rinvio a giudizio o archiviazione, di traffico illecito di influenze o di aiutini nessuno parla più. E il passista Conte può continuare senza problemi nella sua corsa a sentirsi migliore degli altri. Senza curarsi di apparire un po' come il campione strafatto di anabolizzanti che si indigna per il doping altrui.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica