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Crolla la croce di Wojtyla: ventenne muore schiacciato

Crolla la croce di Wojtyla: ventenne muore schiacciato

Tutti aspettano la domenica dei due nuovi santi, sarà anche la domenica di un nuovo martire. È Marco Gusmini, vent'anni, un bravo ragazzo di Lovere: in un pomeriggio di gita sui monti con gli amici dell'oratorio, gli crollano addosso i quintali di un enorme monumento, ma soprattutto il peso angosciante e indecifrabile di irripetibili coincidenze.
Certo per morire bisogna trovarsi ad un certo punto della propria vita nel preciso luogo e nel preciso istante decisi dal destino. Ma per Marco la combinazione fatale è ben al di sopra dell'umana comprensione. Soltanto la storia di quella croce imponente: è il monumento celebrativo creato dall'artista Enrico Job, marito di Lina Wertmuller, per la visita di papa Wojtyla a Brescia, nel 1988. In quella occasione fu montata allo stadio, ma poi iniziò un largo giro, prima al seminario cittadino, quindi per volere del vescovo Olmi fin sul Dosso dell'Androla, a Cevo, in valle Camonica, a due passi da quell'Adamello che Giovanni Paolo II conobbe e amò.
Il largo giro della mastodontica croce si chiude di primo pomeriggio, nel pieno di una gita d'oratorio, preti e ragazzi che stanno aspettando la canonizzazione dell'amato Wojtyla. Dopo la camminata i ragazzi di Lovere si rilassano nella zona del monumento. Ad un certo punto alcuni dicono di avvertire strani scricchiolii, ma si sa coma vanno queste cose, c'è chi crede di sentire, altri provano a porgere orecchio, non sarà che sta crollando il monumento, ma no, non è possibile, sta su da anni, mica cadrà proprio adesso...
Marco non fa a tempo: ha una leggera disabilità motoria, non riesce a scappare come gli altri. L'omaggio a Wojtyla, che sta lì da anni, che poteva crollare in mille altri momenti, magari nel cuore di una notte stellata, magari subito dopo il montaggio, magari sotto le spinte di una tormenta, questo omaggio del 1988 chiude il suo largo giro e cede di schianto proprio adesso, proprio sul povero Marco, proprio su un figlio devoto, proprio su un ragazzo con «leggera disabilità motoria». A tre giorni della grande festa romana. E siccome questa morte deve evidentemente stordire il mondo con i suoi insondabili segnali, c'è pure un'ulteriore coincidenza: a Lovere, Marco abita in via Papa Giovanni XXIII. Certo non è difficilissimo in Bergamasca abitare in una via o in una piazza dedicata al secondo santo di domenica, ne hanno intitolate ovunque, ma davvero è difficile sorvolare su questo particolare in questo particolare momento.
Servirà tutta la saggezza di un papa Francesco, domenica, per restituire un senso alla tremenda giornata di Cevo. Certo sembrano già avere gioco facile gli iconoclasti senza Dio, i nuovi pagani e gli agnostici ultrà: se sono così santi, Wojtyla e Roncalli, com'è che non hanno graziato il loro giovane discepolo? È una domanda facilissima, è una domanda talmente logica da suonare trionfante. Ma non è nuovissima. Se è solo per questo, l'hanno già rivolta duemila anni fa a Gesù Cristo, nel pieno della sua tragica passione: se davvero sei il figlio di Dio, com'è che non scendi dalla croce e te ne vai via tranquillo?
Inutile, puerile, davvero infantile leggere certi segni con la minuscola logica umana. Piuttosto, una delle risposte alla tragedia di Cevo, una delle prime, non ha niente di misterioso e di trascendentale: quella croce è crollata certamente per un pessimo lavoro dell'uomo. Nella scelta dei materiali, nei calcoli dei pesi, nella decisione di piazzarlo proprio lì, nelle successive manutenzioni: sarà un'umanissima e praticissima inchiesta a chiarirlo. Altro che forze oscure e complessi arcani. Certo sarà una spiegazione arida, che non piacerà a maghi e satanisti, ma sarebbe troppo facile sorvolare sui fatti e lasciarsi prendere dalla suggestione dei segni.
Se mai, se proprio bisogna cogliere un messaggio vero, è semplicemente questo: in tema di santi e santità, noi uomini guardiamo troppo a segni e segnali, poco ai significati. Anche quando sono positivi. Lo dice la stessa Chiesa: pure tanti pretesi miracoli sono solo incredibili coincidenze. Come lassù a Cevo.

Dei santi bisogna cogliere qualcos'altro.

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