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Il Csm contro Berlusconi: "Attacca la magistratura, mette a rischio la democrazia"

La reprimenda è stata approvata dal plenum degli ermellini. Passati al vaglio anche gli articoli del Giornale sul giudice Esposito

Il Csm contro Berlusconi: "Attacca la magistratura, mette a rischio la democrazia"

Le toghe vogliono imbavagliare Silvio Berlusconi e impedirgli di parlare. Il monito durissimo arriva dal plenum del Csm. Un atto di accusa nei confronti dell'ex premier e delle sue esternazioni sul ruolo di una certa magistratura - non più tardi di ieri ha attaccato Magistratura Democratica, nella vita politica del Paese. "È palesemente privo di fondamento accusare la magistratura di avere finalità eversive - attaccano gli ermellini -. Denigrazioni di questo tipo sono del tutto inaccettabili, anche perché mettono a repentaglio i principi su cui si fonda la convivenza democratica".

Una reprimenda pesantissima approvata a larga maggioranza (22 voti), con il sì dei togati, dei laici di sinistra, del vice presidente Michele Vietti, del primo presidente e del Pg della Cassazione, e del laico del Pdl Annibale Marini (mentre tutto il suo gruppo ha votato contro con il laico della Lega Ettore Adalberto Albertoni).

Una decisione con cui è stata accolta la richiesta dei consiglieri di Unicost di un intervento del Csm a tutela della magistratura per la "campagna mediatica violenta" contro le toghe cominciata l'estate con l’approdo del processo Mediaset in Cassazione e la successiva condanna definitiva del Cavaliere. Sotto la lente di ingrandimento dei consiglieri sono finiti così articoli di stampa (specialmente del nostro quotidiano, alcuni sul giudice Antonio Esposito). Ma non solo: anche il video-messaggio nel quale Berlusconi aveva definito "mostruosa e politica" la sentenza Mediaset e il recente comizio, pronunciato davanti a Palazzo Grazioli, nel giorno della sua decadenza. Non è passata, invece, la proposta dell’indipendente Nello Nappi di chiedere sul piano giudiziario il risarcimento del danno al Giornale e a Libero

Un percorso, quello del Csm, non usuale. È da tanto che gli ermellini concedono le cosiddette "pratiche a tutela" della magistratura, un istituto il cui ricorso eccessivo era stato apertamente criticato dal capo dello Stato. Ma questa volta, stando ai giudici, l'intervento era necessario "per tutelare il prestigio e la credibilità dell'istituzione giudiziaria nel suo complesso". Perché l’accusa ai giudici di strumentalizzare le proprie funzioni a "fini politici", compromette "la fiducia dei cittadini nella giustizia, che è condizione imprescindibile di un’ordinata vita democratica e non consente alcune diversa forma di adeguata tutela". La critica all’operato dei magistrati è "legittima e utile, ma non può spingersi sino a denigrazioni, che anche in relazione alla loro provenienza, compromettano il prestigio della magistratura", prosegue il documento che chiede a tutti di rispettare la "correttezza istituzionale" dei

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