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Dall'estate militante all'autunno rovente

Di cosa si alimenta l’ideologia? Di parole d’ordine, riti, anniversari, simulacri. E per la sinistra...

Dall'estate militante all'autunno rovente

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Dall'estate militante all'autunno rovente

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Di cosa si alimenta l'ideologia? Di parole d'ordine, riti, anniversari, simulacri. E per la sinistra più ideologica degli ultimi dieci anni (Prodi, Renzi, e forse lo stesso Bersani erano un'altra cosa), che considera l'attuale governo di fatto un nemico proprio sul piano ideologico (ogni due settimane viene rispolverata una polemica sul fascismo), cosa c'è di più seducente della riedizione di un autunno caldo, magari rovente, con piazze in subbuglio, manifestazioni con slogan estremi e scioperi generali? Nulla.

Così, mentre il governo tenta di mettere in piedi una manovra provando con i margini risicati dell'attuale bilancio a dare un segnale sul fisco, sul lavoro alle fasce più deboli, a quelle che sentono il morso dell'inflazione e del caro prezzi, i numi tutelari della nuova sinistra - dalla Schlein a Conte, a Landini - soffiano sul fuoco della rivolta sociale. Addirittura la evocano.

E gira che ti rigira quel messaggio in qualche modo arriva: a Napoli trecento persone, una pseudo avanguardia (grillina), ieri hanno cercato di bloccare lo svincolo autostradale e ingaggiato per qualche minuto uno scontro con la polizia per protestare contro la fine del reddito di cittadinanza. Certo, non ci sono state conseguenze gravi, ma siamo ai prolegomeni, alle premesse di quello che potrebbe accadere. O meglio, di ciò che qualcuno addirittura spera che accada.

Eh sì, perché sono mesi che Giuseppe Conte paventa rivolte sul reddito di cittadinanza e lo fa con i toni di chi incita, non certo di chi mette in guardia. Come pure il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha cominciato a minacciare lo sciopero generale quando della nuova legge di Bilancio ancora non si sapeva nulla, perché la protesta ideologica è aprioristica: non contano i motivi, ma il bersaglio. E pure nel Pd ormai l'approccio riformista è un pallido ricordo. Il confronto parlamentare è una commedia, nella maggior parte dei casi non approda a nulla. Serve solo a speculare sull'inaffidabilità del governo, a dipingerlo come un interlocutore con cui è inutile parlare. Quello che conta per la Schlein è l'estate militante, con tanto di pagelle per promuovere i compagni che si impegnano e per bocciare i nullafacenti. E con il cambio di stagione adesso arriverà, appunto, la campagna sull'autunno rovente.

Ora tutti sono consapevoli che il momento è complicato, la Meloni come la Schlein, e sanno pure che nell'attuale congiuntura - che comunque ci trova messi meglio della Germania e della Francia - abbiamo a bilancio poche risorse da spendere, anche per i tanti soldi sprecati in leggi scritte male o sbagliate, dal superbonus al reddito grillino.

Ebbene, in queste condizioni il Paese avrebbe bisogno di tutto meno che di apprendisti stregoni della rivolta sociale, che se scoppiasse davvero forse - dico forse - potrebbe rendere qualche voto, ma apparirebbe al Paese e all'Europa un fulgido esempio di puro masochismo.

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