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Diritti Mediaset, il teorema dei giudici per eliminare Berlusconi

Depositate le motivazioni della sentenza sui diritti Mediaset: un teorema per eliminare il Cav. E la Cassazione attacca: "Da Berlusconi accuse infamanti ai giudici di Milano"

Diritti Mediaset, il teorema dei giudici per eliminare Berlusconi

Centonovanta pagine per una condanna bis: la corte d'appello di Milano ha depositato questa mattina le motivazioni della sentenza d'appello che l'8 maggio ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere per frode fiscale e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per la vicenda dei diritti tv. da questa mattina iniziano a decorrere i trenta giorni che le difese hanno a disposizione per presentare ricorso in Cassazione. Solo questo passaggio separa ormai il Cavaliere da una condanna definitiva che, con la interdizione dai pubblici uffici, lo estrometterebbe dalla vita politica.

Secondo le motivazioni, stilate dal giudice Enrico Scarlini in tempi rapidi per evitare la prescrizione, il sistema di sopraffatturazione dei prezzi dei film era organizzato e gestito dai manager Fininvest nell'interesse e con la piena consapevolezza di Berlusconi. "Ad agire era una ristrettissima cerchia di persone che non erano affatto collocate nella lontana periferia del gruppo, ma che erano vicine, tanto da frequentarlo tutti personalmente, al sostanziale proprietario, rimasto certamente tale in tutti quegli anni, l'odierno imputato, Silvio Berlusconi.

Un imputato, un imprenditore, che pertanto avrebbe dovuto essere cosi sprovveduto da non avvedersi del fatto che avrebbe potuto agevolmente ridurre il budget di quello che era il maggior costo per le sue aziende, e che tutti questi personaggi che facevano a lui riferimento lucravano ingenti somme a lui oltre che a Mediaset".

"L'ipotesi di accusa della assoluta fittizietà del viro dei diritti è certamente confermata quantimeno per i passaggi intragruppo, del tutto sforniti di qualsivoglia ragione economica. Passaggi infragruppo che invece generavano i risultati che si volevano raggiungere: la lievitazione dei costi con la conseguente evasione delle imposte italiane dell'acquirente finale, il gruppo Fininvest/Mediaset, e la costituzione all'estero sia nel comparto riservato, sia nel comparto non riservato, di ingenti disponibilita finanziarie".

Per motivare la pesantezza della pena inflitta e il rifiuto delle attenuanti, la sentenza afferma che "si tratta di una operazione illecita organizzata e portata a termine costituendo societa e conti esteri a ciò dedicati, un sistema portati avanti per molti anni, proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti e condotto in posizioni di assoluto vertice.

A fronte di ciò è ben chiara la impossibilità di concedere le attenuanti generiche : la sola incensuratezza dell'imputato, e tanto più l'età anagrafica, sono recessive rispetto aun simile quadro".

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