
Antefatto: guerriglia alla Stazione di Bologna la sera delle vigilia. Svolgimento: guerriglia dura sulla tangenziale e sulla A14, con l’Italia tagliata in due, trasformata in una trappola per migliaia di auto, camion, mezzi di trasporto. I commentatori sottolineano che gli scontri sono stati marginali, poca cosa, niente di grave. In effetti, il bilancio è leggero rispetto a quanto accaduto a Milano solo pochi giorni fa: più di 60 agenti feriti.
Sì, solo 55. Contro i 60 finiti in ospedale a Milano nel giro di valzer precedente. Cinquantacinque agenti al pronto soccorso sono un bilancio accettabile, per i nostri parametri sgangherati.
Si sposta l’epicentro della violenza, da Milano a Bologna e poi da Bologna ancora a Milano nel pomeriggio, ma non fa titolo. Il tutto annega nel trionfalismo delle cifre sbandierate: due milioni di manifestanti, trecentomila solo a Roma. Sassi e lacrimogeni, l’Italia in tilt. Ordinaria amministrazione e routine da assuefazione. Le autostrade e le tangenziali bloccate, i treni che incassano ritardi devastanti, gli aeroporti in stallo, invasi dai manifestanti con blitz fulminei. Ingorghi giganteschi ovunque e giornate perse per famiglie, artigiani, camionisti. Non importa. Nulla da eccepire. «Giù le mani dal diritto di sciopero - tuona Elly Schlein prendendosela con Giorgia Meloni e le sue taglienti ironie sui rivoluzionari dal week end lungo - È molto grave l’attacco arrivato dalla presidente del Consiglio e anche le minacce di precettazione», evocate dal vicepremier Matteo Salvini e poi sfumate. «Siamo conclude la segretaria del Pd dalla parte di lavoratrici e lavoratori».
Giusto. Sacrosanto. Condivisibile. Il punto in questione è un po’ diverso: le immagini che arrivano da tutta Italia raccontano una realtà diversa. Le mischie. I bloc• Lo sciopero generale proclamato ieri da Usb e Cgil, in solidarietà alla Global Flotilla per Gaza intercettata nei giorni scorsi nel Mediterraneo dalla marina israeliana, era nato con ambizioni alte: unire le sigle e ampliare la base di partecipazione, puntando a un’adesione ben più larga di quella registrata il 22 settembre dal solo sindacato di base. Ma è andata male. Dopo i blocchi stradali e le manifestazioni estemporanee degli ultimi giorni, anche ieri le piazze erano piene e i toni di Landini&Co pieni di soddisfazione.
chi. E in qualche caso che puntualmente si ripete, la violenza.
Violenza fisica, con cariche, botte e pietre che volano. E poi violenza verbale, minacce e frasi rabbiose, scagliate contro questo o quel politico o bersaglio istituzionale.
In corso Europa a Genova compare una scritta che spiega il clima meglio di tante analisi: «Salvini come Kirk». Si, proprio come l’attivista americano ucciso da un fanatico «antifascista» negli Usa il 10 settembre scorso.
Dal diritto di sciopero al diritto di essere violenti e compiere reati. Qualcuno pensa di avere il diritto all’impunità assoluta e le scene incommentabili si susseguono come in una catena di montaggio. Scenari delinquenziali, che però nei commenti finiscono in coda, in una breve, fra parentesi.
Il diritto è una cosa, la prevaricazione un’altra storia. E da giorni è tutto un rosario di sopraffazioni, naturalmente nel nome della democrazia, nel nome della ribollente indignazione per i comportamenti inqualificabili di Israele, nel nome della dignità degli ultimi.
Poi nelle piazze, nelle scuole, nelle università, sui nastri d’asfalto accade il contrario. Il diritto non è bilanciato dal dovere, la protesta non trova corrispondenza nel rispetto, l’altro è solo quello che sta altrove, in Palestina, e non in un carosello impazzito di auto nel ring di Milano o Bologna.
La stazione di Genova Principe, il porto di Livorno, l’aerostazione di Pisa, la tangenziale di Bologna e si potrebbe proseguire a lungo, in un elenco dei luoghi e delle illegalità commesse.
Scrollate di spalle, naturalmente, accolgono queste valutazioni.
E già ieri sera in tv si esultava per la civile e composta risposta popolare alla mobilitazione lanciata da Cgil e Cobas. Punti di vista.
I 55 agenti feriti e medicati sono certamente meno dei sessanta di Milano. Magra consolazione. Il copione è sempre lo stesso, anche ieri, solo modulando il volume. Le immagini che arrivano da Bologna inquietano. E pure gli scontri sulla tangenziale di Milano, trasformata in un inedito campo di battaglia.
Urla.
Sono minoranze, va da sé. Che, però, a quanto pare, hanno il diritto di non rispettare la legge. E soprattutto di calpestare i diritti del prossimo.