Sono state almeno cinque ore di terrore nel quartiere Scavone di Gela (Caltanissetta), dove la notte scorsa la Polizia ha ucciso un disoccupato, Giusepep Licata, 42 anni (nel tondo), che aveva iniziato a sparare all'impazzata dal balcone di casa.
A denunciare alla Polizia quanto stava accadendo in via Arica a Gela è stato il fratello dei Licata, il giovane Gianfranco Licata, 29 anni.
Ha raccontato agli agenti che il fratello si era barricato in casa e armato di fucile aveva iniziato a sparare. L'anziana madre è subito scappata via di vasa, mentre il padre, invalido costretto sulla sedia a rotelle, è rimasto in casa sotto la minaccia dell'arma.
Poco dopo le 21, come ricostruito dalla Polizia, una volante della Polizia è arrivata nell'abitaizone dei Licata dove ha trovato la porta d'ingresso criellata di colpi di arma da fuoco. All'una circa, dopo ore di 'trattativà, è arrivato anche il Personale della Squadra mobile di Caltanissetta. Sono continuati i tentativi di persuasione del disoccupato ma sono stati inutili. Nel frattempo è tornata sul posto la mdrea in compagnia di uno psichiatra dell'Asp 7 di Gela, ma i tentativi sono andati a vuoto.
Intorno alle tre i poliziotto hanno fatto irruzione nell'appartamento dell'uomo, trovando il padre disabile a letto. Ma Giuseppe Licata ha ricominciato a sparare, stavolta contro i poliziotti. Un agente, Fabio Vaccaro, della Squadra mobile, è rimasto gravemente ferito a un occhio. Altri poliziotti sono rimasti feriti nella collutazione con il disoccupato sempre più agitato. Dopo l'ennesimo tentativo, i poliziotti hanno ucciso Giuseppe Licata, colpendolo alla testa. L'uomo è morto imbracciando ancora il fucile.
Le tasche erano piene di cartucce calibro 12.
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